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Card. Bassetti: “Annuncio, unità, carità”

 

R. – Il primo punto è l’annuncio: “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura”. Il Santo Padre nell’Evangelii gaudium ci ha indicato nuove forme di annuncio che possono veramente aiutarci a portare il Vangelo a tutti, ai lontani. Il Vangelo è proprio questo spirito di un annuncio di gioia, che poi è anche il tessuto connettivo di tutti i documenti del Papa: la gioia. Evangelii gaudiumAmoris laetitiaLaudato si’, sono tutte tematiche che richiamano la gioia di questa nostra appartenenza cristiana. Il secondo punto è l’unità e mi riferisco naturalmente alla Chiesa di Dio, che è in Italia. Unità non significa essere conformisti o essere unanimi in tutto: l’unità si esprime attraverso il dialogo, la collegialità, una maggiore collegialità prima di tutto fra i vescovi ma anche con tutto il corpo della Chiesa. Cercare unità nella Chiesa significa essere umili, significa essere docili al soffio dello Spirito Santo e farsi guidare da Lui. Poi, al terzo punto, la carità che però vorrei coniugare insieme a tre grandi temi: il lavoro, la famiglia e le migrazioni. Questo sarebbe un po’ il mio programma oppure l’atteggiamento di fondo con cui muovere i miei primi passi come presidente della Cei.

D. – “L’uomo ha bisogno del pane e della grazia”, diceva il Servo di Dio e sindaco di Firenze, Giorgio La Pira, una delle figure a cui Lei si è richiamato, così come anche ai due sacerdoti, don Primo Mazzolari don Lorenzo Milani sulle cui tombe si è recentemente recato a pregare Papa Francesco. Qual è il filo rosso che unisce queste tre figure?

R.  – La Pira, Mazzolari e Milani: queste tre figure pur diversissime fra loro, sono unite, secondo me, dalla fortissima vocazione ad andare verso gli ultimi, i poveri, nonostante tutte le difficoltà che tutto ciò naturalmente comporta. E la loro forza sta proprio qui: nell’impegno totale di rimanere sempre dentro la Chiesa nonostante le incomprensioni e le chiusure.

D. – Il Papa più volte è tornato sul rapporto fra il vescovo e i sacerdoti sottolineando che il vescovo nella sua diocesi deve essere vicino ai preti, prendersi cura di loro. Come presidente della Cei, questo sarà un tema al centro della sua azione pastorale?

R.  – Assolutamente sì. Vorrei che i preti avessero quell’odore delle pecore, cioè che stessero vicino alla gente, che si sporcassero anche le mani nel servire la gente. E il vescovo deve prendersi cura dei suoi preti e formarli a questo tipo di servizio. Tornando a casa, dopo l’elezione a presidente della Cei, facevo una riflessione dentro di me: “Tante cose ora le devo delegare al mio ausiliare ma due cose assolutamente come vescovo non delegherò mai a nessuno: la vicinanza ai preti e la vicinanza ai seminaristi. Presenza e vicinanza.

Fonte: www.radiovaticana.va

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