Caritas Italiana: ‘Non abituarsi alla guerra’

Un appello alle comunità cristiane e alla società civile in Italia a “non abituarsi alla guerra” in Ucraina e non far venire meno la “grande onda solidale” degli inizi, sia riguardo alle donazioni in denaro, sia rispetto all’accoglienza dei profughi in Italia. E un invito ai governanti “a non spendere più soldi in armamenti e a non affamare il mondo”, perché povertà, fame e migrazioni sono strettamente connesse ai conflitti: “Oltre ai vari Piani di ripresa e resilienza nazionali ed europei bisogna mettere in conto un grandissimo Piano Marshall per la fame nel mondo”, che è la più grave emergenza, soprattutto nell’Africa subsahariana, in Medio Oriente e in alcuni Paesi in crisi in Asia e America Latina. Lo afferma oggi al Sir Paolo Beccegato, responsabile dell’area internazionale e vice direttore di Caritas italiana, condividendo la preoccupazione delle due Caritas in Ucraina (Caritas Spes e Caritas Ucraina) del possibile venir meno degli aiuti umanitari a causa del prolungarsi del conflitto. “In questo momento – precisa – le donazioni e il sostegno delle Caritas di tutto il mondo sono consistenti. Però c’è il rischio che con il perdurare del conflitto possa verificarsi una diminuzione dei flussi di aiuti”.
Solidarietà sia “consapevole e costante”. “All’inizio c’è stata una prima grande onda solidale sotto tutti i punti di vista, con una generosità molto ampia e diffusa – conferma Beccegato -. Adesso la prospettiva è cambiata.
Il prolungarsi del conflitto, l’incancrenirsi della guerra con bombe sempre più pericolose e parole sempre violente rischia di far diminuire la solidarietà, che non dovrebbe essere emotiva ma una scelta consapevole e costante”.
Una colletta in tutte le diocesi entro metà maggio. A questo proposito la Cei ha chiesto a tutte le Chiese in Italia di realizzare entro metà maggio, con data a propria scelta, una colletta in ogni singola diocesi, per far giungere poi il ricavato a Caritas italiana. Finora l’organismo pastorale della Cei per la carità ha stanziato 2 milioni di euro per le Caritas in Ucraina e nei paesi limitrofi ma è ancora presto per fare un bilancio delle cifre raccolte, bisognerà aspettare almeno dopo metà maggio. Sono invece 6.000 i profughi ucraini accolti nelle strutture di parrocchie, istituti religiosi, associazioni cattoliche e diocesi italiane.
Anche queste spese, di cui si stanno facendo carico nei territori, non sono state quantificate.
Il 30% degli ucraini hanno bisogno di aiuti umanitari.Ad oggi si è infatti arrivati a circa 5.708.000 rifugiati oltre confine, “8 milioni di sfollati interni, ai quali bisogna aggiungere 3 milioni e mezzo di ucraini fuggiti verso Russia e Bielorussia – ricorda Beccegato -, per un totale di oltre 16/17 milioni di persone che hanno bisogno di aiuti umanitari, ossia il 30% di tutti gli ucraini.
La nuova emergenza mondiale: la fame. Oltre ai conflitti dimenticati c’è un’altra grandissima emergenza nel mondo che si profila all’orizzonte: l’aumento ovunque della fame. “La gente non dona per le altre crisi dimenticate – risponde -. Inoltre si intravede una crisi mondiale da panico: l’inflazione è alta in tutto il mondo, le bollette del gas e i prezzi del cibo crescono in tutti i Paesi, la povertà assoluta è in crescita e nei casi più estremi diventa fame. Diventerà un problema enorme per il quale serve una mobilitazione della comunità internazionale”.
Appello ai governi. L’appello finale di Caritas italiana è perciò chiaro e netto, in controtendenza con le attuali politiche nazionali ed europee: “Non spendere più soldi in armamenti e non affamare il mondo, anche perché la fame e la povertà sono le più grandi cause di connessione con le guerre e con la fuga in massa delle persone. Oltre ai vari Pnrr bisogna pensare ad un grandissimo Piano Marshall per la fame nel mondo”.
Fonte: www.agensir.it