CHARLIE, LA MORTE DEI DIRITTI

Sconvolge il mondo la decisione presa dalla Corte Europea dei diritti umani che ha dato ragione ai medici sulla sospensione dei trattamenti sanitari del piccolo Charlie Gard al Great Ormond Street Hospital di Londra. Una decisione in cui i genitori si sono sentiti lasciati soli e impotenti nel difendere la vita del loro figlio.
Charlie ha dieci mesi ed è affetto da una rara malattia del mitocondrio (solo 16 i malati censiti in tutto il mondo) che “pur non facendone ancora un paziente in fase terminale ha autorizzato medici e tribunali – che avrebbero dovuto tutelare la sua vita – a farlo morire anzitempo contro la volontà dei genitori, ipotizzando che ogni prosecuzione delle terapie configurerebbe accanimento terapeutico – scrive Francesco Ognibene su Avvenire’.
I genitori di Charlie hanno raccolto i fondi sufficienti per portarlo negli Stati Uniti d’America dove esiste una terapia sperimentale potenzialmente in grado di mantenerlo in vita, ma i medici inglesi si sono opposti.
Tanti i commenti a questa decisione drammatica che viola numerosi diritti, a partire da quello dei genitori e dal diritto alla vita del figlio e che apre a pericolose derive etiche: a questo proposito Adriano Pessina, direttore del Centro di Ateneo di Bioetica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore scrive:
“Può una Corte esprimere una simile valutazione attraverso la lettura di motivazioni e di controdeduzioni? E come stabilire il vissuto del bambino – davvero sta soffrendo, davvero l’intervento gli provoca pene che non può esprimere? (…)La scelta dei genitori non può essere liquidata semplicemente come ostinazione e merita ancora prudente ascolto. (…) Impedire ai genitori di ricorrere a una possibile prassi sperimentale lascia perplessi in un’epoca in cui la migliore medicina sembra essere sempre aperta alla sperimentazione e alla speranza della cura’. Ai genitori non è stato concesso nemmeno di portare il bambino a casa per assisterlo negli ultimi attimi prima della morte.