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Dio, vicino a noi e alla nostra vita

Nella catechesi prima di Natale, Papa Francesco è tornato sul significato profondo di questa festa, che non è quello consumistico o sentimentale, ma che per il cristiano è un “avvenimento decisivo… un fuoco perenne che Dio ha acceso nel mondo, e non può essere confuso con le cose effimere”. È importante che esso non si riduca a festa solamente sentimentale o consumistica.

In che modo l’evento del Natale ci riguarda oggi, a duemila anni di distanza?

Ma Gesù è nato Gesù duemila anni fa, e riguarda me? – Sì, riguarda te e me, ognuno di noi. Gesù è uno di noi: Dio, in Gesù, è uno di noi (…) Dio non ci ha guardato dall’alto, da lontano, non ci è passato accanto, non ha avuto ribrezzo della nostra miseria, non si è rivestito di un corpo apparente, ma ha assunto pienamente la nostra natura e la nostra condizione umana. Non ha lasciato fuori nulla, eccetto il peccato: l’unica cosa che Lui non ha. Tutta l’umanità è in Lui”.

Poi, l’invito del Papa a meditare, pregare e contemplare davanti al Presepe, magari riprendendo in mano la lettera che ha scritto lo scorso anno “Admirabile signum”, “Segno mirabile”, perchè stare davanti al presepe è una catechesi.

Se la pandemia ci ha costretto a stare più distanti, – ha concluso – Gesù, nel presepe, ci mostra la via della tenerezza per essere vicini, per essere umani. Seguiamo questa strada. Buon Natale!”

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