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Domenica delle Palme: Cristo viene crocifisso anche oggi

Palme e ramoscelli d’ulivo hanno invaso Piazza San Pietro, in occasione della Santa Messa per la Domenica delle Palme, celebrata da Papa Francesco. I fedeli presenti sul sagrato per la Liturgia che apre la Settimana Santa sono circa 65mila e sono mossi un desiderio di pace e di vita, in un mondo scosso dalla brutalità dell’eccidio, della sopraffazione e della morte.

Nell’Omelia, Francesco non dimentica la guerra e fa memoria della Passione di Cristo, guardando ai ‘crocifissi’ della storia e della nostra contemporaneità. “Cristo è ancora una volta inchiodato alla croce nelle madri che piangono la morte ingiusta dei mariti e dei figli. È crocifisso nei profughi che fuggono dalle bombe con i bambini in braccio. È crocifisso negli anziani lasciati soli a morire, nei giovani privati di futuro, nei soldati mandati a uccidere i loro fratelli. Cristo è crocifisso lì, oggi“.

Il Vangelo di Luca ci riporta sul Calvario – sottolinea il Papa – dove si scontrano due mentalità: quella di Gesù crocifisso e quella dei suo crocifissori, che continuano a ripetergli «Salva te stesso». È questo il ritornello dell’umanità che ha crocifisso il Signore. “Alla mentalità dell’io si oppone quella di Dio; il salva te stesso si scontra con il Salvatore che offre se stesso. Nel Vangelo odierno sul Calvario anche Gesù prende la parola tre volte, come i suoi oppositori. Ma in nessun caso rivendica qualcosa per sé; anzi, nemmeno difende o giustifica se stesso. Prega il Padre e offre misericordia al buon ladrone”.

Il Santo Padre invita dunque a soffermarsi su questa parole, pronunciate quando sente i chiodi trafiggergli i polsi e i piedi. “Lì, nel dolore fisico più acuto della passione, Cristo chiedere perdono per chi lo sta trapassando. In quei momenti verrebbe solo da gridare tutta la propria rabbia e sofferenza; invece Gesù dice: Padre, perdona loro. Diversamente da altri martiri, di cui racconta la Bibbia, non rimprovera i carnefici e non minaccia castighi i nome di Dio, ma prega per i malvagi. Affisso al patibolo dell’umiliazione, aumenta l’intensità del dono, che diventa per-dono“.

Mentre viene crocifisso, nel momento più doloroso, Gesù vive il suo comandamento più difficile: l’amore per i nemici. Francesco invita a pensare a quanti ci hanno offesi, feriti e delusi, ma domanda anche quanto tempo ci soffermiamo a ripensare a chi ci ha fatto del male. “Gesù oggi ci insegna a non restare lì, ma a reagire. A spezzare il circolo vizioso del male e del rimpianto. A reagire ai chiodi della vita con l’amore, ai colpi dell’odio con la carezza del perdono”.

Al termine della Celebrazione, il Papa ha detto che “nulla è impossibile a Dio, nemmeno far cessare una guerra di cui non si vede la fine”. Lo ha fatto prima della recita della preghiera dell’Angelus. “Siamo nei giorni che precedono la Pasqua. Ci stiamo preparando a celebrare la vittoria del Signore Gesù Cristo sul peccato e sulla morte. Sul peccato e sulla morte, non su qualcuno e contro qualcun altro. Ma oggi c’è la guerra. Perché si vuole vincere così, alla maniera del mondo? Così si perde soltanto. Perché non lasciare che vinca Lui? Cristo ha portato la croce per liberarci dal dominio del male. È morto perché regnino la vita, l’amore, la pace”.

Il richiamo è ovviamente alla drammatica situazione che sta vivendo la popolazione ucraina, a cui il Papa, dall’inizio del conflitto, non ha fatto mai mancare la propria preghiera e la propria vicinanza. L’obiettivo, sottolinea, deve essere il bene della gente. “Si depongano le armi! Si inizi una tregua pasquale; ma non per ricaricare le armi e riprendere a combattere, no!, una tregua per arrivare alla pace, attraverso un vero negoziato, disposti anche a qualche sacrificio per il bene della gente. Infatti, che vittoria sarà quella che pianterà una bandiera su un cumulo di macerie”.

Il pensiero di Francesco è rivolto anche oltre oceano, al “caropopolo peruviano, che sta vivendo una situazione di tensione a causa del mancato accordo tra popolo e governo sul grave momento economico-sociale, che mette a rischio le fasce di lavoratori svantaggiati. Un effetto anche della crisi globale scaturita dalla guerra in Europa. “Sono vicino al caro popolo del Perù, che sta attraversando un difficile momento di tensione sociale. Vi accompagno con la preghiera e incoraggio tutte le parti a trovare al più presto una soluzione pacifica per il bene del Paese, specialmente dei più poveri, nel rispetto dei diritti di tutti e delle istituzioni”.

Al termine della preghiera mariana, Francesco ha lasciato la piazza a bordo della Papa-mobile scoperta. Un immagine che ha riportato le lancette del tempo a prima dell’avvento della pandemia. Non c’è stato, ovviamente, il bagno di folla, ma l’espressione del Pontefice esprimeva gioia nel poter di nuovo stringere mani e benedire e salutare i fedeli.



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