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L’incontro con Papa Francesco: la missione di Telepace nel solco delle sue parole

Il 13 dicembre 2018 resterà per sempre una data indelebile nella storia di Telepace. In quella giornata, tutto il personale dell’emittente fu ricevuto in udienza privata da Papa Francesco, in occasione dell’anniversario dei quarant’anni di fondazione.

Un momento di festa, ma soprattutto un incontro profondo, che ci ha lasciato un’eredità spirituale e missionaria che oggi, alla luce della sua scomparsa, risuona ancora più viva e preziosa.

Con la sua voce paterna, il Santo Padre ci consegnò un triplice mandato: parole che custodiamo nel cuore come orientamento costante, e che oggi desideriamo onorare con ancora maggiore dedizione, riconoscenti per tutto ciò che ci ha insegnato e affidato.

Essere antenne di spiritualità

Così ci invitò Papa Francesco. Come antenne, siamo chiamati non solo a trasmettere, ma anche a ricevere. Il nostro compito non è quello di commentare la realtà da spettatori, ma di leggere nei fatti i segni dell’amore misericordioso del Padre, per poi comunicarli con rispetto, profondità e speranza.

Ci esortò a non dimenticare mai i poveri, a restare accanto agli ultimi, ai carcerati, agli esclusi. Ricordò con gratitudine l’impegno di Telepace accanto a due giovani condannati a morte in Texas, incoraggiandoci a essere presenza viva del Vangelo nelle periferie esistenziali.

Educare i giovani alla Scuola del Vangelo

Un altro impegno che ci lasciò fu quello di educare i giovani, non dall’alto ma accanto a loro. Papa Francesco ci chiese di osare, di uscire incontro alle nuove generazioni senza fare proselitismo, ma con l’ardore della testimonianza, usando un linguaggio capace di parlare al cuore, senza paura delle sfide della cultura contemporanea.

Ci ricordò che tutti i giovani sono nel cuore di Dio e dunque anche nel cuore della Chiesa, e che anche il mondo della comunicazione deve fare la sua parte, raccontando non solo le fragilità, ma anche le speranze e i sogni delle nuove generazioni.

Essere narratori, non pettegoli

Papa Francesco denunciò con forza il pericolo del pettegolezzo, un male che mina la credibilità dell’informazione e spezza la fiducia nelle relazioni. Ci esortò a essere narratori veri, responsabili, artigiani di pace, promuovendo un giornalismo umano, rispettoso, capace di costruire ponti e non di alimentare divisioni.

Ci invitò a praticare un giornalismo di pace, “fatto da persone per le persone”, al servizio della verità e della dignità di chi spesso non ha voce. Concludendo il suo intervento, Papa Francesco benedì la nostra missione, richiamandosi al nostro simbolo — la colomba con il ramoscello d’ulivo — e ci invitò a volare “con le due ali della preghiera e della carità”. Oggi, alla luce della sua morte, queste parole si trasformano in testamento spirituale, e assumono per noi il valore di una chiamata rinnovata.

Telepace continuerà a camminare lungo questa rotta, con gratitudine nel cuore e con il desiderio profondo di restare fedele al mandato ricevuto. Continueremo a essere presenza viva e discreta, parola di speranza nel buio, compagnia nel silenzio, testimoni di quella pace che Papa Francesco ci ha insegnato con la vita, prima ancora che con le parole.

Grazie, Santo Padre. Continueremo a portare il tuo messaggio nell’etere, fino ai confini della terra, fedeli al Vangelo della carità.

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