Papa al Regina Coeli: non portate l’umanità alla rovina!

Nuovo accorato appello del Papa per la pace in Ucraina al termine del Regina Coeli di fronte a 25 mila fedeli e pellegrini presenti in Piazza San Pietro al consueto appuntamento domenicale. “Rinnovo l’appello ai responsabili delle Nazioni: non portate l’umanità alla rovina, per favore! Non portate l’umanità alla rovina. Si mettano in atto veri negoziati, concrete trattative per un cessate-il-fuoco e per una soluzione sostenibile”.
Francesco ha chiesto di tenere in considerazione il grido di dolore della gente e di porre fine alla distruzione di città e villaggi. Inoltre ha rivolto un pensiero a quanti, anche in Italia, stanno subendo le conseguenze della guerra: “Esprimo la mia vicinanza ai pescatori che, a causa dell’aumento del costo del carburante, rischiano di dover cessare la loro attività; e la estendo a tutte le categorie di lavoratori gravemente penalizzati dalle conseguenze del conflitto in Ucraina”.
Parole arrivate a 100 giorni dall’inizio delle ostilità che hanno fatto seguito all’esortazione di Francesco – durante la catechesi – ad invocare lo Spirito Santo prima di ogni decisione difficile. È lo Spirito Santo – ha aggiunto – che mantiene la fede sempre giovane grazie alla sua capacità di riportare nel nostro cuore l’insegnamento di Gesù.
Concetti toccati anche nella Basilica di San Pietro dove si è svolta la messa di Pentecoste presieduta dal cardinale Giovanni Battista Re. Il Papa, a causa del disturbo al ginocchio, ha seguito la celebrazione rimanendo seduto. Ma ha tenuto l’omelia raggiungendo l’altare con la sedia a rotelle. “Lo Spirito ci ricorda che, senza l’amore alla base, tutto il resto è vano”, ha affermato il Santo Padre precisando che questo rappresenta la bussola per ogni cristiano.
Una indicazione valida soprattutto nei momenti di sconforto e di difficoltà: “Lo Spirito invita non perdere mai la fiducia e a ricominciare sempre”. Il rischio, altrimenti, è di cedere il passo alle lamentele e ai rimpianti aprendo così le porte al maligno il quale ci spinge continuamente a rivolgere lo sguardo altrove.
Lo Spirito, invece, ci riporta alla concretezza del qui ed ora. E aiuta anche la Chiesa nel suo camminare insieme, seguendo l’esperienza dei discepoli spinti al di fuori del cenacolo dove si erano rintanati. “In ogni epoca, lo Spirito ribalta i nostri schemi e ci apre alla sua novità; sempre insegna alla Chiesa la necessità vitale di uscire, il bisogno fisiologico di annunciare, di non restare chiusa in sé stessa”.