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Papa Francesco all’Angelus: la pace è possibile quando tacciono le armi

Erano circa 25mila i fedeli presenti a Piazza San Pietro per l’Angelus domenicale del Papa. Francesco, al termine della preghiera mariana, ha innalzato un grido di dolore per le terre insanguinate dalla guerra e per le tante famiglie che piangono vittime. Come già avvenuto nel recente Viaggio Apostolico in Kazakhstan (13-15 settembre 2022), il Pontefice ha pregato per quanto sta avvenendo nel Caucaso, dove nei giorni scorsi sono morte 200 persone a causa delle crescenti tensioni e degli scontri che ne sono derivati: “Sono addolorato per i recenti combattimenti tra l’Azerbaigian e l’Armenia. Esprimo la mia spirituale vicinanza alle famiglie delle vittime, ed esorto le parti a rispettare il cessate-il-fuoco, in vista di un accordo di pace. Non dimentichiamo! La pace è possibile solo quando tacciono le armi e incomincia il dialogo“.

Francesco non dimentica, anche in questa domenica, l’amata e martoriata Ucraina, dove in questi giorni è in missione l’Elemosiniere Pontificio, il card. Konrad Krajewski. Continuiamo a pregare per il martoriato popolo ucraino e per la pace in ogni terra insanguinata dalla guerra”.

Il Papa rivolge la sua preghiera anche per la comunità delle Marche, la regione italiana dove, nella notte tra giovedì 15 e venerdì 16 settembre, un alluvione ha ucciso 11 persone e fatto due dispersi, oltre che un’infinità di sfollati. “Desidero assicurare la mia preghiera per le popolazioni delle Marche colpite da una violenta inondazione. Prego per i defunti e per i loro familiari, per i feriti e per chi ha subito gravi danni. Il Signore dia forza a quella comunità!”. La calamità naturale che ha colpito le Marche ripropone l’attualità di un tema caro a Francesco, che, infatti, ne ha parlato anche in un’intervista pubblicata sul numero domenicale de Il Mattino. L’alluvione “che ha provocato lutti, rovine e dolore in tutto il paese – si legge – rappresenta l’ulteriore conferma che la sfida del clima merita la stessa attenzione del Covid e della guerra”.

Precedentemente, nel corso della catechesi pronunciata dalla finestra dello studio del Palazzo Apostolico, Francesco ha incentrato la sua riflessione sulla parabola dell’amministratore disonesto che ruba al suo padrone e che poi, scoperto, usa la furbizia per cavarsela. “In che cosa consiste questa furbizia e cosa vuol dirci Gesù?”, si domanda il Papa, che ha poi sottolineato l’intraprendenza dell’amministratore che di fronte al rischio di perdere il lavoro, agisce con furbizia e non si rassegna al suo destino. “Invece, i discepoli di Gesù, cioè noi – ha proseguito –, a volte siamo addormentati e non sappiamo cercare vie d’uscita nelle difficoltà”. Il Pontefice pensa ai momenti di crisi personale, sociale, ma anche ecclesiale: “a volte ci lasciamo vincere dallo scoraggiamento, o cadiamo nella lamentela o cadiamo nel vittimismo. Invece, dice Gesù, si potrebbe anche essere scaltri secondo il Vangelo, essere svegli e attenti per discernere la realtà, essere creativi per cercare soluzioni buone, per noi e per gli altri”.

La furbizia dell’amministratore – ha specificato il Santo Padre – consiste nell’offrire uno sconto a coloro che sono in debito con lui, facendoseli amici e sperando in un loro aiuto quando sarà cacciato dal padrone. E Gesù ci offre un insegnamento sull’uso dei beni: «Fatevi amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne». “Per ereditare la vita eterna, cioè, non serve accumulare i beni di questo mondo, ma ciò che conta è la carità che avremo vissuto nelle nostre relazioni fraterne. Ecco allora l’invito di Gesù: non usate i beni di questo mondo solo per voi stessi e per il vostro egoismo, ma servitevene per generare amicizie, per creare relazioni buone, per agire nella carità, per promuovere la fraternità ed esercitare la cura verso i più deboli”.

Avviandosi alla conclusione della sua riflessione, Francesco ha poi affermato che anche nel mondo d’oggi c’è corruzione e disonestà, ci sono “politiche inique ed egoismi che dominano le scelte dei singoli”. Ma “noi cristiani – ha ammonito – non dobbiamo scoraggiarci, o peggio restare indifferenti”. “Al contrario, siamo chiamati ad essere creativi nel fare il bene, con la prudenza e la scaltrezza del Vangelo, usando i beni di questo mondo – non solo quelli materiali, ma tutti i doni che abbiamo ricevuto dal Signore – non per arricchire noi stessi, ma per generare amore fraterno e amicizia sociale. Questo è molto importante: con il nostro atteggiamento generare amicizia sociale”.

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