Papa Francesco all’Udienza Generale: impariamo da San Giuseppe a coltivare il silenzio

Il Papa ha invitato a praticare il silenzio seguendo l’esempio di San Giuseppe. Lo ha fatto all’udienza generale scorso, proseguendo il ciclo di catechesi su questa figura. “Dobbiamo imparare da Giuseppe a coltivare il silenzio: quello spazio di interiorità nelle nostre giornate in cui diamo la possibilità allo Spirito di rigenerarci, di consolarci, di correggerci”.
Il silenzio di Giuseppe non è mutismo, ma un silenzio pieno di ascolto, operoso, che fa emergere la sua grande interiorità. In questo modo – ha proseguito Francesco, citando sant’Agostino – Giuseppe conferma che «Nella misura in cui cresce in noi la Parola – cioè il Verbo fatto uomo – diminuiscono le parole». “Nella misura che Gesù, la vita spirituale cresce, le parole diminuiscono. Questo che possiamo dire il “pappagallismo” parlare come pappagalli, continuamente, diminuisce un po’”.
Guardando all’oggi, il silenzio sembra non avere molto valore. Eppure – ha spiegato il Papa – senza la pratica del silenzio si ammala anche il nostro parlare. Infatti, le nostre parole possono diventare adulazione, vanagloria, bugia, maldicenza, calunnia. Tant’è che Francesco ha ricordato che uccide “più la lingua che la spada”. “Noi non crediamo a questo ma è la verità. Pensiamo un po’ alle volte che noi abbiamo ucciso con la lingua, ci vergogneremmo! Ma ci farà tanto bene, tanto bene”
Tuttavia, l’esperienza del silenzio non è facile: spaventa perché chiede di entrare dentro noi stessi e di incontrare la parte più vera di noi: “tanta gente ha paura del silenzio, deve parlare, parlare, parlare o ascoltare, radio, televisione”. Così il rischio è di scivolare nella superficialità. Mentre la profondità del cuore – ha avvertito il Papa – cresce col silenzio, lasciando spazio alla saggezza, alla riflessione e allo Spirito Santo. “Noi abbiamo il ricordo di quella canzone “Parole, parole, parole…” e niente di sostanziale. Silenzio, parlare giusto, mordersi un po’ la lingua che fa bene qualche volta invece di dire stupidaggini”.
In conclusione, dopo i saluti nelle varie lingue, il Papa ha chiesto di unirsi in preghiera per Haiti dove lunedì scorso l’esplosione di un’autocisterna ha provocato almeno 70 morti, tra i quali molti bambini. Numerose le persone ricoverate in ospedale, dove scarseggiano sia il personale medico sia i medicinali a disposizione.