Papa Francesco all’Udienza generale: non c’è vittoria in guerra!

All’Udienza generale di oggi, Papa Francesco ha proseguito il ciclo di catechesi sulla Vecchiaia, incentrando la sua riflessione sul tema ‘Il congedo e l’eredità: memoria e testimonianza‘. Il Pontefice ha iniziato la sua riflessione partendo dal ‘Cantico di Mosè‘, “con cui – afferma – il profeta trasmette alla sua discendenza l’esperienza fatta con Dio la cui fedeltà è per sempre“. E poter trasmettere questo – ha detto ancora il Papa – è un grande dono per i giovani.
“L’ascolto personale e diretto del racconto della storia di fede vissuta, con tutti i suoi alti e bassi, è insostituibile. Leggerla sui libri, guardarla nei film, consultarla su internet, per quanto utile, non sarà mai la stessa cosa. Questa trasmissione – che è la vera e propria tradizione, la trasmissione concreta dal vecchio al giovane! – questa trasmissione manca molto oggi, e sempre di più, alle nuove generazioni. Perchè? Perché questa civiltà nuova ha l’idea che i vecchi sono materiale di scarto, i vecchi vanno scartati. Questa è una brutalità! No, non va così. Il racconto diretto, da persona a persona, ha toni e modi di comunicazione che nessun altro mezzo può sostituire“.
Il Santo Padre si è quindi domandato se siamo ancora capaci di riconoscere questo dono che viene dalle persone anziane e racconta quanto sia stata importante la testimonianza del nonno riguardo al dramma della prima guerra mondiale. “L’odio e la rabbia alla guerra io l’ho imparata da mio nonno che aveva fatto il Piave, nel 1914, e lui mi ha trasmesso questa rabbia alla guerra. Perché mi raccontò le sofferenze di una guerra. E questo non si impara né nei libri né in altra … si impara così, trasmettendola dai nonni ai nipoti. E questo è insostituibile“.
Francesco ha però poi sottolineato come oggi si tenti di fare a meno della memoria, tanto che qualcuno vorrebbe addirittura “abolire l’insegnamento della storia”, considerata come “un’informazione superflua che toglie risorse alla conoscenza del presente“. “Certo, le storie della vita vanno trasformate in testimonianza, e la testimonianza dev’essere leale. Non è certo leale l’ideologia che piega la storia ai propri schemi; non è leale la propaganda, che adatta la storia alla promozione del proprio gruppo; non è leale fare della storia un tribunale in cui si condanna tutto il passato e si scoraggia ogni futuro. No. Essere leale è raccontare la storia com’è, e soltanto la può raccontare bene chi l’ha vissuta. Per questo è molto importante ascoltare i vecchi, ascoltare i nonni: che i bambini interloquiscano con loro.”
Il Pontefice ha dunque proseguito la sua riflessione, sottolineando come i Vangeli non nascondano i momenti difficili di Gesù, a dimostrazione di una storia di verità e di testimonianza. E ha esortato tutti i cristiani a porsi la domanda di “come si trasmetta la fede“. “La fede si trasmette in dialetto, cioè nel parlato familiare, fra nonni e nipoti, fra genitori e nipoti. La fede si trasmette sempre in dialetto, in quel dialetto familiare ed esperienziale appreso negli anni. Per questo è tanto importante il dialogo in una famiglia, il dialogo dei bambini con i nonni che sono coloro che hanno la saggezza della fede“.
Al termine della catechesi, Francesco ha voluto dedicare qualche minuto al ricordo delle vittime della guerra in Ucraina. E ha definito come notizie di morte quelle che giungono sulla persone sfollate e in fuga, sui morti e i feriti e sui soldati, sia russi e ucraini, rimasti uccisi nel conflitto. “Chiediamo al Signore della vita che ci liberi da questa morte della guerra: con la guerra tutto si perde, tutto. Non c’è vittoria in una guerra: tutto è sconfitto. Che il Signore invii il suo Spirito perché ci faccia capire che la guerra è una sconfitta dell’umanità, ci faccia capire che occorre invece sconfiggere la guerra. Lo Spirito del Signore ci liberi tutti da questo bisogno di autodistruzione che si manifesta facendo la guerra“.
Il Santo Padre ha poi rivolto una preghiera ai governanti del mondo, perché capiscano “che comprare e produrre armi non è la soluzione del problema. La soluzione è lavorare insieme per la pace e, come dice la Bibbia, fare delle armi strumenti di pace“. E rivolgendosi ai pellegrini di lingua polacca, ha invitato al digiuno nel corso del cammino di penitenza quaresimale per chiedere a Dio la pace per l’Ucraina: “In Polonia, voi ne siete testimoni accogliendo rifugiati e ascoltando i loro racconti. Mentre ci prepariamo a vivere un giorno speciale di preghiera nella solennità dell’Annunciazione del Signore, chiediamo che la Madre di Dio sollevi i cuori dei nostri fratelli e sorelle afflitti dalla crudeltà della guerra“.
Il riferimento del Pontefice è alla giornata del 25 marzo, quando, nella Basilica di San Pietro, consacrerà i popoli di Russia e Ucraina al Cuore Immacolato di Maria, mentre l’Elemosiniere Apostolico, il Card. Konrad Krajewski, farà lo stesso presso il Santuario della Madonna di Fatima.
Poi, a pochi minuti dal termine dell’Udienza generale, la Sala Stampa Vaticana ha diffuso una lettera del Santo Padre indirizzata ai vescovi di ogni Paese, con la quale ha invitato la Chiesa del mondo ad unirsi all’Atto di Consacrazione. Francesco ha quindi spiegato il significato di questo atto, che “vuole essere un gesto della Chiesa universale, che in questo momento drammatico porta a Dio il grido di dolore di quanti soffrono ed implorano la fine della violenza”.