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Papa Francesco all’Udienza generale: apriamo le porte del cuore

In Aula Paolo VI si è svolta l’ultima Udienza generale prima del Santo Natale, durante la quale Papa Francesco ha dedicato la catechesi alla nascita di Gesù. Il Pontefice, riprendendo il passo di Vangelo, ricorda che al Creatore dell’universo “non fu concesso un posto per nascere” e richiama la figura dei pastori. “I pastori personificano i poveri d’Israele, persone umili che interiormente vivono con la consapevolezza della propria mancanza, e proprio per questo confidano più degli altri in Dio”.

Sui Magi, Francesco spiega come i Vangeli non dicano che fossero Re. “Con certezza – aggiunge – si sa solo che si misero in viaggio da un Paese lontano dell’Oriente alla ricerca del Re dei Giudei, che nel loro cuore identificano come Dio. I Magi rappresentano i popoli pagani”,  i ricchi e i potenti, “ma solo quelli che non sono schiavi del possesso, che non sono ‘posseduti’ dalle cose che credono di possedere”.

“I Magi potevano anche essere dei grandi, secondo la logica del mondo, ma si fanno piccoli e umili proprio per trovare Gesù. Essi accettano l’umiltà di cercare, di mettersi in viaggio, di chiedere, di rischiare, di sbagliare…”. È l’umiltà, prosegue il Papa, la via che ci conduce a Dio e proprio perché ci conduce a Lui, ci porta all’essenziale della vita. “La persona che non ha umiltà non ha orizzonti davanti, ha soltanto uno specchio: guarda sé stesso, guarda sé stesso. Chiediamo al Signore di rompere lo specchio e guardare oltre, all’orizzonte, dove è Lui. Ma questo deve farlo Lui: darci la grazia e la gioia dell’umiltà per fare questa strada”.

Al termine della catechesi, Papa Francesco dona un particolare augurio che va al di là delle feste, dei pranzi e della riunioni di famiglia. “Vorrei che ci sia anche consapevolezza che Dio viene per me. Ognuno dica questo: Dio viene per me. La consapevolezza che per cercare Dio, trovare Dio, accettare Dio ci vuole umiltà: guardare con umiltà la grazia di rompere lo specchio della vanità, della superbia, di guardare noi stessi. Guardare Gesù, guardare l’orizzonte, guardare Dio che viene da noi e che tocca il cuore con quella inquietudine che ci porta alla speranza”.

Dopo l’Udienza, il Santo Padre ha rivolto un appello alla comunità internazionale, ricordando il suo Viaggio Apostolico a Cipro ed in Grecia, durante il quale ha potuto toccare con mano l’umanità ferita di profughi e migranti, richiamando alla responsabilità condivisa la comunità europea.

Il Pontefice ha poi salutato un gruppo di migranti, provenienti dal campo di Mytilene sull’Isola di Lesbo e giunti in Italia negli scorsi giorni grazie all’impegno della Santa Sede e del Papa in prima persona. “In particolare, grazie alla generosa apertura delle autorità italiane, ho potuto portare a Roma un gruppo di persone, che ho conosciuto durante il mio viaggio: oggi sono qui in mezzo ad noi alcuni di loro. Benvenuti! Ce ne faremo carico come chiesa, nei prossimi mesi”.

È un piccolo segno – ha detto il Papa – che spero possa servire da stimolo per gli altri Paesi europei, affinché permettano alle realtà ecclesiali locali di farsi carico di altri fratelli e sorelle che vivono situazioni di bisogno e vanno urgentemente ricollocati ed integrati. “Sono tante, infatti, le Chiese locali, le congregazioni religiose e le organizzazioni cattoliche che sono pronte ad accoglierli e accompagnarli verso una feconda integrazione. Serve solo aprire una porta, la porta del cuore! Non manchiamo di farlo a Natale!”

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