Papa Francesco all’Udienza generale: non lasciarsi ingannare nelle ricerca del vero bene

All’Udienza generale di quest’oggi, Papa Francesco prosegue il suo ciclo di catechesi sul discernimento, incentrando la sua decima meditazione su “come riconoscere la consolazione autentica?”. È questa la domanda, “molto importante per non essere ingannati nella ricerca del vero bene”, che fa da perno alla riflessione del Pontefice, nella quale esorta il Popolo di Dio a riflettere su come distinguere uno spirito buono da uno cattivo.
“È l’esame di coscienza – spiega il Papa – la chiave per non permettere al male di contaminare i nostri pensieri”. Nella ricerca del vero bene si possono trovare alcuni criteri, prosegue citando Sant’Ignazio di Loyola: se nei pensieri tutto è buono e se “tutto è orientato verso il bene, allora questo è un segno dell’angelo buono”. Ma cosa significa che il principio è orientato al bene? “Ad esempio: ho il pensiero di pregare, e noto che si accompagna ad affetto verso il Signore e il prossimo, invita a compiere gesti di generosità, di carità: è un principio buono. Può invece accadere che quel pensiero sorga per evitare un lavoro o un incarico che mi è stato affidato: ogni volta che devo lavare i piatti o pulire la casa, mi viene una grande voglia di mettermi a pregare! Succede questo, nei conventi, eh? Ma la preghiera non è una fuga dai propri compiti, al contrario è un aiuto a realizzare quel bene che siamo chiamati a compiere, qui e ora”.
A seguito del principio c’è il mezzo, ovvero ciò che segue un pensiero. “Si deve evitare – evidenzia Francesco – che il cuore venga corroso dallo spirito cattivo”. La consolazione, ad esempio, “non è pregare per sentirsi un pavone davanti a Dio”. “Rimanendo nell’esempio precedente, se comincio a pregare e, come fa il fariseo della parabola, tendo a compiacermi di me stesso e a disprezzare gli altri, magari con animo risentito e acido, allora questi sono segni che lo spirito cattivo ha usato quel pensiero come chiave di accesso per entrare nel mio cuore e trasmettermi i suoi sentimenti. Se io vado a pregare e mi viene in mente quello del fariseo famoso – ‘ti ringrazio Signore perché io prego, non sono come l’altra gente che non ti cerca, non ti prega’ – lì, quella preghiera finisce male.
Per non consentire al male di presentarsi in maniera subdola è importante chiedersi dove porta un pensiero, ovvero il fine. “Può capitare – è l’esempio portato da Francesco – che ci si impegni a fondo in un’opera bella e meritevole. Ma se questo mi porta a non pregare più, ritengo che tutto dipenda da me, fino a perdere la fiducia in Dio”, ecco che qui c’è l’azione dello spirito cattivo. “Lo stile del nemico – quando parliamo del nemico, parliamo del diavolo, eh? Ma, il demonio esiste, c’è! – lo stile di lui, lo sappiamo, è di presentarsi in maniera subdola, mascherata: parte da ciò che ci sta maggiormente a cuore e poi ci attrae a sé, a poco a poco: il male entra di nascosto, senza che la persona se ne accorga. E con il tempo la soavità diventa durezza: quel pensiero si rivela per come è veramente”.
Al termine dell’Udienza, nel corso dei saluti ai fedeli di lingua italiana, il Papa ha ricordato la Festa di Sant’Andrea, fratello di Simon Pietro: “Desidero esprimere il mio speciale affetto al caro fratello il Patriarca Bartolomeo I° e all’intera Chiesa di Costantinopoli”, dove si è recata, come di consueto, una delegazione della Santa Sede, guidata dal card. Leonardo Sandri, in qualità di Prefetto Emerito del Dicastero per le Chiese Orientali. Il messaggio rivolto al Patriarca Bartolomeo, contiene anche una preghiera perché i fratelli apostoli intercedano per la pace in Ucraina e in tutto il mondo: “L’intercessione dei Santi fratelli apostoli Pietro e Andrea, conceda presto alla Chiesa di godere pienamente della sua unità e della pace al mondo intero, specialmente in questo momento alla cara e martoriata Ucraina, sempre nel nostro cuore e nelle nostre preghiere”.