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TRE NUOVI DIACONI PER LA CHIESA VERONESE

Domenica 8 aprile alle ore 16, in Cattedrale a Verona, il vescovo Giuseppe Zenti presiederà la celebrazione eucaristica durante la quale saranno ordinati diaconi tre giovani del nostro Seminario: Paolo Cagnazzo, 33 anni, di Monteforte; Francesco Facchinetti, 25enne della parrocchia dei Santi Angeli Custodi e Michele Marani, 27 anni, della parrocchia di Santa Maria Immacolata. Tutti e tre hanno iniziato il loro cammino con l’ingresso in Casa S. Giovanni Battista, nel settembre del 2012, e oggi si stanno preparando a vivere l’ordinazione diaconale.

«Il diaconato – come spiega Michele Marani – è, tra i ministeri ordinati, quello che incarna in modo specifico il servizio alla Chiesa. Il diacono per eccellenza è Gesù, che per amore si è fatto servo dell’uomo; lo dice chiaramente lui stesso: “Io sto in mezzo a voi come colui che serve” (Lc 22,27). Servire è un atteggiamento che richiede umiltà e disponibilità a farsi carico delle persone che si incontrano. È uno stile decisamente controcorrente, quasi trasgressivo!». «Eppure – continua Francesco Facchinetti – lo abbiamo scoperto come il segno di un amore autentico, capace di dare la vita per gli altri. Tutto ciò è rappresentato in maniera evidente nell’episodio della lavanda dei piedi. I discepoli hanno faticato non poco a comprendere quel gesto di Gesù, ma ce lo hanno tramandato come uno dei più importanti della sua vita. Noi lo abbiamo meditato a lungo e lo abbiamo scelto come icona per il nostro futuro ministero».
Nel percorso verso il presbiterato, l’ordinazione diaconale rappresenta una scelta definitiva: gli ordinandi, infatti, si assumeranno degli impegni, promettendo di vivere il celibato, l’obbedienza al Vescovo e di pregare tutti i giorni con e per la Chiesa. È da tempo che si stanno preparando a questo passo, anche grazie all’aiuto dei loro educatori. «Queste promesse – racconta Paolo Cagnazzo – sentiamo di accoglierle con libertà, fiducia e serenità, anche perché abbiamo intuito come ciascuna serva a salvaguardare il significato più profondo del nostro futuro ministero. Il celibato, ad esempio, è il segno dell’amore incondizionato e libero di Cristo, capace di fare spazio all’altro, per condividerne in modo pieno gioie e sofferenze. Vivere da celibi è un dono prezioso da custodire, perché ci permetterà di incontrare ogni persona dentro una relazione profonda e libera». Michele spiega invece  il senso dell’obbedienza: «Obbedire a una persona vuol dire fidarsi di lei e del suo giudizio, delle sue scelte verso di noi. Nella Chiesa questa relazione diventa il simbolo della relazione che ogni cristiano è chiamato a vivere con Dio Padre. Per noi diaconi l’obbedienza al Vescovo è ciò che ci permetterà di svolgere il nostro ministero in comunione con lui e con la Chiesa. Siamo convinti che solo così ciò che faremo potrà essere veramente fecondo». «Celibato e obbedienza – conclude Francesco – si comprendono solo se accompagnati dalla preghiera, che ci mantiene legati a Cristo servo, scelto come centro della nostra vita».
A partire da settembre, i diaconi novelli riceveranno dal Vescovo un incarico, che li vedrà impegnati dal giovedì alla domenica nelle attività pastorali di alcune parrocchie della nostra diocesi. Dal lunedì al mercoledì, invece, continueranno la vita in Seminario, per completare il percorso di studi e di formazione verso il presbiterato. @Verona Fedele

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