13 maggio ’81, Card. Dziwisz: “Giovanni Paolo difendeva la causa degli oppressi”

“La vita di Giovanni Paolo II sin dall’inizio fu segnata dalla sofferenza ma egli diceva sempre che la sofferenza ha senso”: lo ricorda il cardinale Stanisław Dziwisz, riferendosi alla realtà del tempo della pandemia da Covid-19. L’arcivescovo emerito di Cracovia e già segretario particolare di Giovanni Paolo II ha presieduto nella mattinata del 13 maggio una messa nel 40° anniversario dell’attentato al Pontefice, perpetrato da Mehmet Ali Agca in Piazza San Pietro. La funzione si è svolta nella cappella di San Sebastiano della basilica vaticana presso la tomba del Papa polacco. Dziwisz, che è stato testimone oculare dell’attentato, ha voluto condividere con il Sir alcune considerazioni relative a quell’evento “inimmaginabile”, quando “la paura per la vita” di Karol Wojtyla “era intrisa di speranza che Dio avrebbe voluto salvarlo”.
Molti sospettano che Giovanni Paolo II conoscesse i mandanti dell’attentato. È vero che il Papa sapeva chi avrebbe armato la mano di Ali Agca?
Il Santo Padre ha sempre schivato le speculazioni relative ai veri mandanti dell’attentato alla sua vita. Penso che avesse intuito chi fossero ma non ne volle mai parlare molto. Ci sono varie versioni riguardo i motivi dell’attentato a Santo Padre, molte congetture, supposizioni, interpretazioni più o meno verosimili.
La verità su quell’attentato è molto complessa, e non so se mai verrà appurata. Il Santo Padre con il proprio sangue ha pagato l’impegno per la giustizia nella storia e per la libertà dei popoli.
Secondo lei, eminenza, perché qualcuno voleva uccidere il Papa?
Molti consideravano scomoda la persona di Giovanni Paolo II. Il Papa affermava con chiarezza che il sistema comunista, come ogni sistema totalitario, è nemico dell’uomo e dei popoli, che distrugge la libertà, la dignità e ogni anelito alla giustizia e alla pace. Giovanni Paolo II sin dall’inizio del suo pontificato a gran voce difendeva la causa di coloro che erano stati privati della voce, dei poveri, dei perseguitati da regimi totalitari, e degli oppressi. Questo non poteva piacere agli architetti dei regimi totalitari. Le forze del male non usano dialogare nel rispetto dell’avversario ma ricorrono alla violenza.
Fonte: www.agensir.it