A 100 anni dalla nascita di papa Wojtyla

“Vi ho cercato, adesso siete venuti da me e per questo vi ringrazio”
Sono le parole sussurrate da Giovanni Paolo II e rivolto ai tanti giovani che erano giunti a pregare in piazza San Pietro mentre lui stava morendo. Karol il grande, qualcuno l’ha definito, per la grandezza della sua vita e della sua fede in un periodo storico segnato dalla guerra fredda, dalla caduta dei regimi comunisti dell’Est, di quell’Est da cui proveniva il papa polacco. Da subito S. Giovanni Paolo II dimostrò una grande capacità comunicativa, parlando lo stesso linguaggio delle persone che incontrava, fatto di abbracci misericordiosi, di carezze riparatrici, di un affetto che prestava mani e cuori a Dio per colmare il dolore di tante ferite. Appassionato di teatro, giovane lavoratore prima, poi sacerdote appassionato della famiglia e della vita, con una pastorale rivolta alla grandezza dell’amore tra uomo e donna, Giovanni Paolo II ha sempre difeso la vita e la dignità di ogni uomo, da quello appena concepito ancora in pancia della mamma all’anziano fragile e abbandonato. Non aveva paura dei potenti, né della mafia, che aveva sfidato apertamente. Aveva iniziato un appuntamento tradizionale con i giovani: le Giornate Mondiali della Gioventù, che hanno radunato milioni di giovani in tutto il mondo e da tutto il mondo, spesso cambiando e convertendo la loro vita a una fede gioiosa e a una vocazione generosa per il sacerdozio o per la famiglia.
Lunedì 18 maggio ricorrono cento anni dalla nascita di questo grandissimo papa.
Alle ore 7.00 papa Francesco celebrerà in mondovisione la messa dalla tomba di San Giovanni Paolo II, occasione di preghiera e di richiesta devota di tante grazie.