Le persone si indebitano per emigrare
“È la più grave catastrofe umanitaria dopo la fine della seconda Guerra mondiale”, afferma il nunzio che nota come ancora una volta il tema sia stato posto in apertura della benedizione Urbi et Orbi di Papa Francesco, il giorno di Natale. Per tante famiglie siriane l’unica soluzione all’orizzonte è quella di andarsene. “Tanti recentemente sono partiti per l’Europa e ora sono fermi in Ucraina”, avverte il porporato. E non è tutto: “Ho saputo da fonti dirette che le famiglie pagano ai trafficanti all’incirca 20 mila dollari per raggiungere il Vecchio Continente”. Costi esorbitanti per il tenore di vita da quelle parti. “Le persone – prosegue – devono vendere quel poco che hanno, indebitarsi, per poi magari essere costrette a tornare”.
“Il dolore dei siriani passa sotto silenzio”
Informazioni che ricordano all’Occidente cosa spinga i siriani a lasciare la propria terra e i propri affetti. Tuttavia, secondo il cardinale Zenari, il rischio è che il mondo trascuri la tragedia siriana. “Da due o tre anni a questa parte – precisa – la Siria è dimenticata: le notizie che la riguardano non trovano più spazio nei media e così passa sotto silenzio il grido di dolore di tanti nostri fratelli e sorelle”. Ad alleviare le sofferenze sono gli aiuti che giungono costantemente alla gente anche tramite la Nunziatura.
Servono aiuti internazionali
Il cardinale Zenari esprime tutta la sua gratitudine ai tanti ‘buoni samaritani’. “Tra di loro – aggiunge – non ci sono solo benestanti, ma anche persone meno abbienti. E sono commosso per la loro generosità: sono delle gocce d’acqua o dei rubinetti nel deserto. Noi cerchiamo di incrementare questi rubinetti, ma c’è bisogno che la comunità internazionale apra un fiume di aiuti per la Siria”. Il porporato ricorda che, secondo gli esperti, servono almeno 400 miliardi di dollari per avviare la ricostruzione, rimettere in sesto l’economia e ridare speranza alle persone.
Il progetto “Ospedali aperti”
Nel frattempo è instancabile l’azione caritativa condotta dai pochissimi cristiani rimasti nel Paese. Uno dei progetti attivi riguarda il settore sanitario ormai quasi completamente inesistente. Si chiama ‘ospedali aperti’ e consiste nel fornire assistenza ai poveri in tre strutture cattoliche, due a Damasco e una ad Aleppo. “In quattro anni sono stati curati gratuitamente sessantamila malati di qualunque appartenenza entica o religiosa”. Un progetto che persegue anche la ricostruzione sociale. “Molte famiglie musulmane – racconta Zenari – sono sorprese dalla generosità dei cristiani. Ed è così che cerchiamo di favorire il dialogo e la convivenza tra religioni che è molto importante”.
Fonte: www.vaticannews.va