CRISTIANI FECONDI DI OPERE

Domenica il papa all’Angelus, commentando la Parabola del Samaritano, è tornato a parlare della coerenza di vita del cristiano e di una fede che si testimonia con le opere, rendendo concreta la misericordia con opere di vicinanza al prossimo, senza escludere o selezionare.
“Domandiamoci – ha detto il Papa – la nostra fede è feconda? La nostra fede produce opere buone? Oppure è piuttosto sterile, e quindi più morta che viva? Mi faccio prossimo o semplicemente passo accanto? Sono di quelli che selezionano la gente secondo il proprio piacere? Queste domande è bene farcele e farcele spesso, perché alla fine saremo giudicati sulle opere di misericordia”. Da ciò la vicinanza ai più bisognosi nei quali incontriamo il Signore. “Dipende da me essere o non essere prossimo della persona che incontro e che ha bisogno di aiuto, anche se estranea o magari ostile. (…) Quell’uomo mezzo morto ero io. Ti ricordi? Quel bambino affamato ero io. Ti ricordi? Quel migrante che tanti vogliono cacciare via ero io. Quei nonni soli, abbandonati nelle case di riposo, ero io. Quell’ammalato solo in ospedale, che nessuno va a trovare, ero io”.