E’ morto Navarro-Valls

“Grace under pressure”. “La grazia sotto pressione”. Così, il direttore della Sala Stampa Vaticana, Greg Burke, ha riassunto in un tweet la cifra della testimonianza di cristiano, giornalista e portavoce Joaquin Navarro-Valls. L’eleganza di stile unita all’affabilità e ad una straordinaria competenza sono proprio le qualità che tutti, colleghi e non, riconoscevano al medico che divenne giornalista, poi inviato di guerra e infine, per volere di Karol Wojtyla, portavoce vaticano. “Come si fa a dire di no al Papa?”, amava ripetere Navarro-Valls quando ricordava la chiamata del Papa polacco. Una decisione rivoluzionaria come tante scelte di Giovanni Paolo II, nessun laico infatti aveva guidato prima la Sala Stampa.
All’epoca, nel 1984, Navarro-Valls era un affermato giornalista del quotidiano spagnolo Abc per il quale aveva seguito come inviato numerosi conflitti in Medio Oriente. Membro laico dell’Opus Dei, trovò immediatamente una sintonia straordinaria con il “Grande Comunicatore” Giovanni Paolo II che lo volle accanto a sé fino alla fine. Giornalista e non solo. Navarro-Valls infatti ebbe anche un ruolo diplomatico importante per la Santa Sedepartecipando come delegato vaticano a diverse conferenze delle Nazioni Unite. E avendo un ruolo fondamentale nella preparazione dei viaggi apostolici, su tutti quello storico a Cuba. Nei ricordi di tutti, le immagini di Navarro-Valls accanto a Papa Wojtyla nei viaggi in giro per il mondo e, soprattutto, le sue lacrime quando in un briefing in Sala Stampa gli fu chiesto come stava vivendo personalmente l’agonia di Giovanni Paolo II. In occasione della Canonizzazione del suo amato Pontefice, Navarro-Valls rilasciò un’intervista alla nostra emittente in cui, si soffermò sul “segreto” del successo comunicativo di Karol Wojtyla. Un successo che il Papa ebbe anche grazie al suo portavoce:
“Quando la gente diceva ‘Lui ha ragione’ non lo diceva per dare ragione ad una bella voce o ad un’espressività comunicativa magnifica; si dà ragione a una persona che dice il vero! In lui mi pare che il bello, il buono e il vero apparivano nella sua comunicazione così unite tra loro che si capiva chiaramente la qualità della comunicazione per il contenuto di quello che stava comunicando. Insomma, lui comunicava Dio, rendeva amabile la virtù, faceva delle proposizioni che potevano riempire un’esistenza. Penso che questa fosse la virtù della sua comunicabilità, non tanto l’aspetto puramente formale”.
Fonte: www.radiovaticana.va