Francesco ai Movimenti: ‘State dentro le sfide del mondo’

Rappresentate una forza missionaria e una presenza di profezia che ci fa ben sperare per il futuro”. E, pur “con i limiti e i peccati di ogni giorno”, “voi siete un chiaro segno della vitalità della Chiesa”. Sono parole di ringraziamento quelle che il Papa rivolge ai partecipanti all’Incontro delle associazioni di fedeli, dei movimenti ecclesiali e delle nuove comunità, esprimendo gratitudine in particolare per non essersi “arresi”, durante la pandemia, anche nei mesi più duri, dall’impegno di portare solidarietà e testimonianza evangelica. Come quel vescovo, ora in ripresa, “finito intubato per stare sempre con la gente”. “Chi ha il Battesimo ha il compito di evangelizzare”, ribadisce, e “voi avete risvegliato questo con i vostri movimenti.
La realtà e la necessità di cambiamenti
Entrando nel vivo del discorso, Francesco ricorda che chi ha ruoli di governo nelle aggregazioni è chiamato a servire, senza cadere nella voglia di potere e nella slealtà, e mette in guardia dal rischio di vivere in un “mondo parallelo”, lontano da quelle sfide delle persone che “attendono la vostra testimonianza cristiana”. Il suo intervento, ricco di aggiunte a braccio, ruota attorno al Decreto Le associazioni internazionali di fedeli, promulgato lo scorso 11 giugno, che regola la durata e il numero dei mandati di governo (con un massimo di 10 anni consecutivi) nelle associazioni internazionali di fedeli, private e pubbliche, e la necessaria rappresentatività dei membri al processo di elezione dell’organo di governo internazionale.
L’ostacolo della voglia di potere
La “voglia di potere” e la “slealtà”, analizza il Papa, sono i due “ostacoli” che possono impedire a un cristiano di diventare “un vero servitore di Dio e degli altri”. I modi in cui questi ostacoli si palesano sono vari. “Ad esempio – osserva – quando riteniamo, in forza del ruolo che abbiamo, di dover prendere decisioni su tutti gli aspetti della vita della nostra associazione, della diocesi, della parrocchia, della congregazione. Si delegano agli altri compiti e responsabilità per determinati ambiti, ma solo teoricamente!”, mentre nella pratica “la delega agli altri è svuotata dalla smania di essere dappertutto” – cosa che peraltro “annulla ogni forma di sussidiarietà”. La slealtà, poi, si manifesta facendo il “doppio gioco” con Dio dichiarando a parole di volerlo servire, “ma nei fatti serviamo il nostro ego, e ci pieghiamo alla nostra voglia di apparire, di ottenere riconoscimenti, apprezzamenti”. Esempi di slealtà sono le cariche direttive “che si eternizzano”, responsabili che chiedono voti in cambio di promesse, altri che presumono di detenere la verità sul carisma del fondatore. Tutte derive che, riafferma Francesco, chiariscono come sia “benefico e necessario prevedere un avvicendamento negli incarichi di governo e una rappresentatività di tutti i membri nelle vostre elezioni”.
“Essere sempre in discernimento”
Nel Decreto, spiega ancora il Papa, si fa riferimento ai fondatori, distinguendo tra quelli in vita e le realtà di più antica e consolidata tradizione in cui è necessario sempre verificare “lo stato del carisma fondazionale e fare i cambiamenti necessari nelle proprie legislazioni”, con una verifica “più continua” nel caso delle realtà più recenti. In ogni caso, asserisce Francesco, “appartenere a un’associazione, a un movimento o una comunità, soprattutto se fanno riferimento a un carisma, non deve rinchiuderci in una “botte di ferro”, farci sentire al sicuro, come se non ci fosse bisogno di alcuna risposta alle sfide e ai cambiamenti. Quello che conta è essere “sempre in cammino” e “sempre in discernimento”, evitando di ritenersi “‘la novità’ nella Chiesa” perché “anche le novità fanno presto a invecchiare”.
Fonte: www.vaticannews.va