IL MONITO DI HIROSHIMA

Impossibile dimenticare quella foto: la prima bomba atomica sganciata su Hiroshima dagli Usa il 6 agosto 1945: un’immane tragedia voluta dall’uomo che provoco’, con le vittime delle radiazioni negli anni successivi, 250 mila vittime. Quest’anno le celebrazioni sono particolarmente toccanti, a 70 anni di distanza. In Giappone sono state un centinaio le nazioni rappresentate al Memoriale della Pace, e per la prima volta ha partecipato il sottosegretario Usa alla Sicurezza internazionale. Quel lontano giorno ci porta alla mente foto e testimonianze che hanno abitato i libri di storia e che si sono impresse nella nostra memoria, come monito di un orrore indicibile. Si apriva una nuova era, quella del terrore di una guerra nucleare, che ha accompagnato, fino ad oggi, le tensioni internazionali e i passi delle diplomazie.

Dopo la tragedia di Hiroshima e Nagasaki, al termine della II Guerra Mondiale, sembra ancora più attuale il richiamo alla pace e alla necessità di costruirla giorno per giorno, a partire dalle relazioni umane personali, fino all’orizzonte più ampio delle grandi diplomazie. La pace non è mai scontata e spesso è così fragile che basta poco per scivolare nell’impensabile. E’ vero anche che in questi ultimi anni stiamo vivendo una sorta di ‘Terza guerra mondiale, ma a pezzi’, come ha ricordato Papa Francesco, con le tragedie quotidiane di violenze e morte in tanti posti del mondo, dal continente africano alla Siria. Sono drammi che saremo chiamati a commemorare, tra qualche decennio, e di fronte ai quali le Istituzioni internazionali appaiono, ancora una volta, troppo distratte. Il miglior modo per ricordare Hiroshima, allora, è quello di trasmettere ai giovani la capacità di pensiero che ci comunica la Storia, con uno spessore di conoscenze che ci aiutano a leggere la realtà, per mantenere vivo, sempre, in tutti,  l’anelito alla pace. Con l’impegno di costruirla in uno spirito di giustizia e di collaborazione, al di là di ogni situazione più comoda.