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Il Papa riceve i vescovi del Venezuela

I vescovi del Venezuela incontrano il Papa in un momento difficile per il Paese. Nelle proteste scaturite da inizio aprile contro il presidente Nicolas Maduro sono già morte oltre 65 persone. L’ultima vittima, ieri, è un ragazzo di 17 anni, ucciso a Caracas nelle manifestazioni scoppiate dopo che il Consiglio nazionale elettorale ha indetto per il 30 luglio le elezioni per l’Assemblea costituente. “Noi vogliamo incontrare il Santo Padre che ha mostrato un grande interesse, una grande preoccupazione, un grande amore per il Venezuela in questa situazione difficile”, aveva detto qualche giorno fa il cardinale Jorge Urosa Savino, arcivescovo di Caracas.

Un incontro che accende la speranza della Chiesa locale e di tante ong e onlus che lavorano per la popolazione, prima vittima della crisi economica, politica e umanitaria in atto. Una di queste è l’associazione “Latino Americana – Italia”. Cecilia Seppia ha sentito la consigliera Assunta Maria Vi Tino:

R. – Questo è un incontro importantissimo, perché il momento che sta vivendo il Venezuela è un momento drammatico e la Chiesa non ha mai abbandonato i suoi fratelli venezuelani. Il mondo della Chiesa in Venezuela è molto preoccupato, perché le situazioni stanno giorno per giorno precipitando.

D. – Cerchiamo di capire quali sono le problematiche più urgenti…

R. – Le problematiche del Venezuela sono tantissime. Partiamo dalla gravissima emergenza umanitaria che sta vivendo il Paese: i venezuelani stanno manifestando da quasi due mesi e in questi 60 giorni sono morte più di 60 persone. Il cibo è un altro dei problemi gravissimi del Venezuela: non c’è il cibo sufficiente per poter sfamare un popolo. Anche la mancanza di libertà di espressione è uno dei problemi più gravi. Le informazioni che noi riusciamo ad avere sono grazie ai collegamenti internet, Facebook, Twitter, mentre i telegiornali parlano di tutt’altra cosa, passano le telenovele… E’ come se non esistessimo, come se vivessimo in un modo parallelo.

D. – La Chiesa continua a fare appelli per fermare la violenza, per costruire ponti, per risolvere la crisi. Lei è del parere che soltanto le elezioni potrebbero cominciare ad aprire uno spiraglio nello scenario complicato del Venezuela?

R. – Sì, potrebbe essere una speranza anche se la speranza che hanno i venezuelani è che, definitivamente, il presidente Maduro riesca a rendersi conto che ormai per strada non ci sono solo i borghesi, per strada c’è la gente che muore di fame, perché bene o male la gente di classe media riesce, anche attraverso il mercato nero degli alimenti, a comprare il necessario per poter vivere. La gente povera questo non lo può fare e quella gente povera, che un giorno ha creduto nella rivoluzione di Chavez, in un cambiamento negli anni ’90, ora non appoggia più questo governo di Maduro.

Fonte: www.radiovaticana.va

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