Papa nel penitenziario in Cile: dignità e speranza

Papa Francesco abbraccia donne e mamme recluse nel “Centro Penitenciario Femenino” di Santiago, un tempo affidato alle suore della congregazione del Buon Pastore. È un carcere femminile che dispone di 885 posti ma ospita circa 1400 donne che si sono macchiate di vari delitti anche gravi, e che ha notevoli problemi a causa del sovraffollamento. Vi sono accolte circa il 45% delle donne detenute in tutto il Paese.
Al suo arrivo due recluse con i loro bambini offrono a Francesco dei fiori. Una di loro si intrattiene a lungo, commossa, reggendo in braccio la sua bambina con il vestitino rosa. Una carcerata è incinta, e Bergoglio appoggia la sua mano sul pancione per benedire il piccolo. Quindi a piedi il Papa si trasferisce nella palestra dell’istituto, dove lo attende una rappresentanza di circa 500 detenute. Il Papa abbraccia i tanti bambini presenti, che vivono in carcere con le loro madri.
Francesco ascolta le parole di benvenuto di una suora incaricata dell’assistenza pastorale, e di una carcerata, Janeth, la quale ha chiesto «perdono a tutti quelli che abbiamo ferito con i nostri delitti». E ha chiesto al Papa di «intercedere perché il sistema giudiziario cileno modifichi il trattamento carcerario per le madri di minori».
Prendendo la parola, il Papa ha ringraziato Janeth per aver saputo condividere «con tutti noi i tuoi dolori e quella coraggiosa richiesta di perdono. Grazie perché ci ricordi questo atteggiamento senza il quale ci disumanizziamo, perdiamo la coscienza di aver sbagliato e che ogni giorno siamo chiamati a ricominciare».
Il Papa ha citato la frase di Gesù «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». «Quando predico – ha aggiunto a braccio – chiedo alla gente se c’è qualcuno che non ha peccati. Nessuno alza mai la mano!». «Egli, Gesù, ci invita – ha aggiunto – ad abbandonare la logica semplicistica di dividere la realtà in buoni e cattivi, per entrare in quell’altra dinamica capace di assumere la fragilità, i limiti e anche il peccato, per aiutarci ad andare avanti».
Francesco ha citato la situazione delle carceri: «Tutti sappiamo che molte volte, purtroppo, la pena del carcere si riduce soprattutto a un castigo, senza offrire strumenti adeguati per attivare processi. E questo non va bene». Bergoglio ha invece valorizzato come «segno di speranza e di futuro» i programmi «di apprendistato lavorativo e di accompagnamento per ricomporre legami. Adoperiamoci perché crescano».
Infine, la parola “fiori”: «Credo che sia così che la vita fiorisce, che la vita riesce ad offrirci la sua più grande bellezza: quando riusciamo a lavorare insieme gli uni con gli altri per far sì che la vita vinca, che sia sempre più forte». «La dignità – ha concluso a braccio – si contagia più dell’influenza. La dignità genera dignità!».
Fonte: www.lastampa.it/vaticaninsider