L’abbraccio del Papa alla comunità di Donnici, in provincia di Cosenza
Ha raggiunto l’obiettivo don Santino Borrelli, parroco della Chiesa di San Michele Arcangelo a Donnici, nei pressi di Cosenza. Dopo un lungo pellegrinaggio a piedi, partito in solitaria l’8 agosto scorso dalla Calabria, è arrivato in Vaticano dove ha incontrato il Papa a margine dell’udienza generale dell’1 settembre. “Una cosa meravigliosa, ci siamo parlati con il cuore”, ha confidato il sacerdote che torna in parrocchia con un’eredità importantissima rappresentata dalla benedizione di Francesco alla comunità e da un suo autografo sulla prima pietra dell’Aula Liturgica che il comune di Cosenza si è impegnato a costruire nel territorio di Donnici.
Don Santino è un po’ rammaricato perché nell’emozione del momento, distrattamente, ha passato le mani sul mattoncino rischiando di compromettere la firma del Papa. Ma il segno è rimasto intatto. E ora, in virtù dell’incoraggiamento del Pontefice, c’è una grande ragione in più per concretizzare quel progetto destinato a restituire speranza alla gente del posto. Non a caso si chiama ‘Villaggio della Speranza’ il complesso che sorgerà nel Borgo di Donnici Superiore, anche grazie all’apporto dell’associazione ‘I viandanti di Dio’ fondata dallo stesso sacerdote. L’idea, in sintonia con le autorità ecclesiastiche locali, è di supportare la crescita spirituale e materiale della comunità attraverso varie iniziative. “C’è bisogno di rimettere al centro il Vangelo”, ripete spiegando che al pari di altri contesti la necessità è di superare protagonismi, formalismi e conflittualità.
Un auspicio che vale anche per i preti, come ha ribadito Papa Francesco all’udienza durante la catechesi. E il lungo percorso a piedi di don Santino costituisce una scintilla di questo processo. “Si tratta di un cammino penitenziale”, precisa. Una sorta di ritiro spirituale che alla fine è servito anche a rinnovare le sue promesse sacerdotali. “Torno indietro con un impegno: quello di cambiare per ristabilire la centralità di Gesù Cristo nella mia vita”.
Durante il tragitto non sono mancati i disagi: il caldo, le vesciche ai piedi, la stanchezza. Ma è proprio nella debolezza e nella sperimentazione del limite fisico che si tocca con mano la bellezza della vita e quindi la possibilità di restituire speranza al prossimo. “In tanti momenti di difficoltà – racconta – ho pensato alla sofferenza vera delle persone”.
“Per quello che ho fatto – prosegue – non mi sento un eroe. Non ci vuole coraggio per camminare, il coraggio serve per vivere, per combattere la rabbia e per rispondere alle tante domande quotidiane”. È il caso di Martina, la ragazza di Carpi conosciuta nel corso dell’udienza generale che è finita su una sedie a rotelle in seguito al parto di suo figlio Alessandro. “È stato il momento più bello di questa esperienza”, afferma il sacerdote sottolineando che il cammino è stato costellato da tanti incontri significativi.
Ecco dunque la valenza della missione: “il viandante – dice ancora – è semplicemente colui che cerca di imparare a vivere”. E sono diverse le parole che lo hanno accompagnato nel percorso nell’ambito di una catena di preghiera animata dai parrocchiani: costruire, sorridere, amare, credere. “È un’esperienza che invito tutti a fare”, conclude circondato dall’affetto degli amici di Rogliano (l’altra comunità nel cosentino dove ha prestato servizio in precedenza). In Aula Paolo VI si sono fatti sentire anche ‘I Tummarinari di Donnici’ che coi loro tamburi tradizionali hanno offerto un allegro ritmo di sottofondo all’indimenticabile abbraccio con Papa Francesco.