NO ALLA “DOPPIA VITA”. SI’ ALL’UMILTA’
E’ partito dal vangelo domenicale Papa Francesco, ieri nel consueto messaggio durante la preghiera marina dell’Angelus. Il Santo Padre è partito dal passo che faceva menzione agli scribi e ai farisei “che dicono e non fanno”, “legano fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito”. Si tratta – ha spiegato il Santo Padre – di un difetto che ancora oggi esiste. A volte “quanti hanno un’autorità, sia autorità civile sia ecclesiastica,” esigono “dagli altri cose, anche giuste, che però loro non mettono in pratica in prima persona”. Questa per Francesco è una sorta di doppia vita, che non parte dal buon esempio, dall’amore, dallo spirito di servizio. “L’autorità è un aiuto – ha spiegato il Pontefice – ma se viene esercitata male, diventa oppressiva, non lascia crescere le persone e crea un clima di sfiducia e di ostilità, e porta anche alla corruzione”. Da qui il passaggio a vivere di apparenza, una tentazione assia frequente di questi tempi e che ben si coniuga alla superbia. “Noi discepoli di Gesù – ha ammonito il Papa – non dobbiamo cercare titoli di onore, di autorità o di supremazia”.“Io vi dico che a me personalmente addolora vedere persone che psicologicamente vivono correndo dietro alla vanità delle onorificenze. Noi, discepoli di Gesù non dobbiamo fare questo, poiché tra di noi ci dev’essere un atteggiamento semplice e fraterno. Siamo tutti fratelli e non dobbiamo in nessun modo sopraffare gli altri e guardarli dall’alto in basso. No. Siamo tutti fratelli”. Per combattere questo atteggiamento serve secondo Bergoglio, tornare alla modestia “essenziale per una esistenza che vuole essere conforme all’insegnamento di Gesù, il quale è mite e umile di cuore ed è venuto non per essere servito ma per servire”.
