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Otto parole

“Lavoro, oratori, protagonisti, speranza, futuro, Gesù, vicinanza e ascolto”: sono queste le parole che compongono il vocabolario della Chiesa per i giovani. Lo psichiatra Vittorino Andreoli le elenca in ordine sparso ma con la stessa passione e trasporto con cui – dice al Sir – ha letto quanto i vescovi hanno scritto e detto durante la loro ultima assemblea generale (22-25 maggio) dedicata proprio ai giovani. “Un vocabolario per un nuovo rapporto tra i giovani e la Chiesa che tiene conto, con una certa dose di realismo, di quelli lontani che sono tanti, che non frequentano la Chiesa”. “Le parole più belle che hanno usato i vescovi” dichiara lo psichiatra, riferendosi alla relazione di apertura del cardinale Angelo Bagnasco e al comunicato finale dell’Assemblea, “sono state: la Chiesa vi è vicina e vi vuole bene e facciamo spazio ai giovani e ai ragazzi perché possano sentirsi accolti, amati, ascoltati”. Dichiarazioni che rivelano “un atteggiamento straordinario ispirato da papa Francesco. Ascoltarli e capirli affinché la Chiesa sia il luogo dove possano venire a stare. E l’idea grandiosa d’indire un Sinodo per i giovani nel 2018 non solo rivela la volontà di ascoltare e capire i giovani ma anche quella di riunirsi tutti per prestare loro la giusta e concreta attenzione”.

Professor Andreoli, prestare attenzione ai giovani per i vescovi vuol dire anche sollecitare la politica e la società civile perché garantiscano loro accesso al lavoro…
Nella sua prima conferenza stampa da presidente dei vescovi italiani, il card. Gualtiero Bassetti ha detto che “la mancanza di lavoro toglie la dignità ai nostri ragazzi”. Affermazione confermata dal valore medio della disoccupazione giovanile che in Italia si attesta intorno al 44-45%.

I giovani hanno una dignità anche senza un’occupazione

intesa come un lavoro e un salario. Il punto è difendere la dignità dei giovani purché siano “occupati” ad essere protagonisti nella realtà. Dobbiamo dare significato all’uomo e fare in modo che il suo apporto sia importante anche se non rientra nelle relazioni del lavoro, della dipendenza da una azienda o dallo Stato. Giustamente il cardinale ricordava che quando un giovane cerca lavoro per anni senza trovarlo finisce per scoraggiarsi. Bisogna orientarlo verso ruoli sociali, prevedere che si realizzi anche se non riceve uno stipendio.

La Chiesa deve essere un’istituzione che guarda oltre le regole di questa terra e da un senso ai giovani.

Qui entra in gioco un’altra parola di questo piccolo vocabolario: protagonisti. Come aiutare i giovani a essere protagonisti?
Credo che il senso di questo protagonismo non vada riversato tutto sul lavoro. Se c’è lavoro questo bisogna darlo ai giovani.

 

Fonte: www.agensir.it

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