Papa ai consacrati del Cile: “Siate pastori con compassione”

Papa Francesco, davanti all’immagine della Madonna messa sull’altare per l’occasione, nella cattedrale di Santiago del Cile pronuncia una delle meditazioni più belle del suo pontificato. Parla a preti e suore, ma offre spunti che descrivono la missione e il rapporto con la modernità validi per ogni cristiano. Lo fa descrivendo tre momenti della vita di Pietro: quando è abbattuto per la morte di Gesù, quando è perdonato e quando è trasfigurato. Tre momenti condivisi della prima comunità, perché, spiega Francesco, «l’esperienza degli apostoli ha sempre questo duplice aspetto, quello personale e quello comunitario», perché «siamo, sì, chiamati individualmente, ma sempre ad esser parte di un gruppo più grande».
Bergoglio ha quindi descritto l’abbattimento e lo smarrimento dei discepoli dopo la crocifissione. «Pietro lo aveva rinnegato, Giuda lo aveva tradito, gli altri erano fuggiti o si erano nascosti. Solo un pugno di donne e il discepolo amato erano rimasti. Il resto, se n’era andato».
Questo momento di abbattimento e turbolenza il Papa lo collega al clima che si respira in Cile a proposito dello scandalo della pedofilia clericale. «Conosco il dolore che hanno significato i casi di abusi contro minori e seguo con attenzione quanto fate per superare questo grave e doloroso male», dice. «Dolore per il danno e la sofferenza delle vittime e delle loro famiglie, che hanno visto tradita la fiducia che avevano posto nei ministri della Chiesa. Dolore per la sofferenza delle comunità ecclesiali; e dolore anche per voi».
Poi Francesco ha parlato di Pietro perdonato. Il principe degli apostoli «fece l’esperienza del suo limite, della sua fragilità, del suo essere peccatore. Lui era peccatore come gli altri e deluse Colui al quale aveva giurato protezione. Un’ora cruciale nella vita di Pietro».
«Come discepoli, come Chiesa – spiega Bergoglio – ci può accadere lo stesso: ci sono momenti in cui ci confrontiamo non con le nostre glorie, ma con la nostra debolezza. Ore cruciali nella vita dei discepoli, ma quella è anche l’ora in cui nasce l’apostolo». Ma Gesù, aggiunge il Pontefice, chiede a Pietro se lo amava, non lo rimprovera né lo condanna, perché «lo vuole salvare dal pericolo di restare rinchiuso nel suo peccato, di restare a “masticare” la desolazione frutto del suo limite. La consapevolezza di avere delle piaghe libera «dal diventare autoreferenziali», dal credersi «superiori» agli altri perché si osservano determinate norme.
Il problema infatti, conclude Francesco, «non sta nel dar da mangiare al povero, vestire il denudato, assistere l’infermo, ma nel considerare che il povero, il denudato, il malato, il carcerato, il senzatetto hanno la dignità di sedersi alle nostre tavole, di sentirsi “a casa” tra noi, di sentirsi in famiglia. Quello è il segno che il Regno di Dio è in mezzo a noi».
Fonte: www.lastampa.it/vaticaninsider