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Papa Francesco, a Tallin, contro chi “urla” e minaccia con armi

Una condanna del rifiuto dell’etica da parte di chi “urla” e di chi “aggiunge minacce di armi, spiegamento di truppe, strategie”. L’ha pronunciata Papa Francesco nell’omelia della messa che ha celebrato in Piazza della Libertà, a Tallinn. Si tratta dell’ultimo momento della visita in Estonia e nei Paesi baltici, prima del suo ritorno a Roma.
Ricordando l’arrivo del popolo ebraico al monte Sinai, il pontefice lo ha paragonato a quello estone e ha richiamato la catena di due milioni di persone che collegò Tallinn a Vilnius. Rivolgendosi ai fedeli presenti Francesco ha detto che “voi conoscete le lotte per la libertà, potete identificarvi con quel popolo”.
Quindi, il Papa ha rivolto il pensiero a quanti “vivono senza Dio o separati da Lui”. “Non si accorgono che in questo modo viaggiano attraverso questa vita come orfani, senza una casa dove tornare”. “La proposta di Dio non ci toglie nulla – ha aggiunto -, al contrario, porta alla pienezza, potenzia tutte le aspirazioni dell’uomo”.
Il pontefice ha, poi, indicato che “l’etica ci mette in relazione con un Dio che si aspetta da noi una risposta libera e impegnata verso gli altri e verso il nostro ambiente, una risposta che è al di fuori delle categorie del mercato”. “Voi – ha ammonito Francesco – non avete conquistato la vostra libertà per finire schiavi del consumo, dell’individualismo o della sete di potere o di dominio”.
Quindi, l’indicazione a volgere lo sguardo a Dio, che “conosce i nostri bisogni, quelli che spesso nascondiamo dietro il desiderio di possedere; anche le nostre insicurezze superate grazie al potere”. Infine, l’invito del Papa agli estoni a essere “Chiesa in uscita”. “Dobbiamo vincere la paura e lasciare gli spazi blindati – ha concluso -, perché oggi la maggior parte degli estoni non si riconoscono come credenti”.

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