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Papa Francesco all’Angelus: “La Chiesa cerchi chi è perduto con compassione”

“I cristiani devono avere lo sguardo di Cristo, che abbraccia dal basso, cerca chi è perdura con compassione. Questo deve essere lo sguardo della Chiesa, non lo sguardo condannatore”. Sono state le parole più forti pronunciate da Papa Francesco prima della preghiera dell’Angelus, commentando il passo del Vangelo che narra l’incontro tra Gesù e Zaccheo, capo dei pubblicani della città di Gerico.

Luca scrive che era “piccolo di statura”, e con questo – ha spiegato il Pontefice – “forse allude anche alla sua bassezza interiore, alla sua vita mediocre e disonesta”. Eppure Zaccheo vuole vedere Gesù, e per riuscirsi sale su un sicomoro. “Zaccheo, l’uomo che dominava tutto, fa il ridicolo, va sulla strada del ridicolo per vedere Gesù. Pensiamo un po’ a cosa accadrebbe se, per esempio, un ministro dell’economia salisse su un albero per guardare un’altra cosa: rischia la beffa”.

Il Papa ha dunque sottolineato come Zaccheo senta il bisogno di cercare lo sguardo di Cristo. Ancora non lo conosce ma sta aspettando qualcuno che lo liberi dalla condizione di bassezza in cui si trova. Il pubblicano “ci insegna che, nella vita, non è mai tutto perduto. Sempre possiamo fare spazio al desiderio di ricominciare, di ripartire, di convertirci. E questo è quello che fa Zaccheo”.

Quando Gesù arriva a Gerico e passa accanto al sicomoro, Luca racconta che alzò lo sguardo verso il pubblicano. “È un’immagine molto bella – ha commentato il Santo Padre – perché se Gesù deve alzare lo sguardo, questo significa che guarda Zaccheo dal basso”. Una storia di salvezza, ha precisato: “Dio non ci ha guardato dall’alto per umiliarci e giudicarci; al contrario, si è abbassato fino a lavarci i piedi, guardandoci dal basso e restituendoci dignità. Così, l’incrocio di sguardi tra Zaccheo e Gesù sembra riassumere l’intera storia della salvezza: l’umanità con le sue miserie cerca la redenzione, ma anzitutto Dio con misericordia cerca la sua creatura per salvarla”.

Francesco ha quindi invitato i 35mila fedeli presenti a Piazza San Pietro a ricordare che lo sguardo di Dio non si ferma mai al nostro passato pieno di errori, ma guarda sempre a ciò che possiamo diventare. “Se a volte ci sentiamo persone di bassa statura, non all’altezza delle sfide della vita e tanto meno del Vangelo, impantanati nei problemi e nei peccati, Gesù ci guarda sempre con amore”.

Avviandosi alla conclusione della sua riflessione, il Pontefice ha domandato a tutti noi che sguardo abbiamo verso coloro che hanno sbagliato e faticano a rialzarsi dai propri errori: “È uno sguardo dall’alto, che giudica, disprezza ed esclude? Ricordiamoci che è lecito guardare una persona dall’alto in basso soltanto per aiutarla a sollevarsi: niente di più”.

Al termine della preghiera mariana, il Papa ha poi chiesto di pregare per l’attacco che a Mogadisco, capitale della Somalia, ha provocato oltre cento morti, tra cui molti bambini. Due le autobombe esplose che hanno colpito un trafficato incrocio della città somala davanti al Ministero dell’Istruzione. A rivendicare l’attentato è stato il gruppo di al-Shabab, legato al Qaeda, che avrebbe preso di mira il ministero in quanto “base nemica” che riceve sostegno da paesi non mussulmani e “si impegna a rimuovere i bambini somali dalla fede islamica”. “Mentre celebriamo la vittoria di Cristo sul male e sulla morte, preghiamo per le vittime dell’attentato terroristico che, a Mogadiscio, ha ucciso più di cento persone, tra cui molti bambini. Dio converta i cuori dei violenti!”.

Il Pontefice ha anche espresso il proprio dolore per gli oltre 150 ragazzi rimasti uccisi a Seul nella notte di Halloween. Doveva essere il primo festeggiamento dopo tre anni di restrizioni anti-Covid, ma si è trasformato in una tragedia, a causa della calca in uno dei quartieri simbolo della vita notturna della capitale sudcoreana, dove a migliaia si erano ritrovati. Il governo ha decretato 7 giorni di lutto nazionale. “Preghiamo il Signore Risorto per quanti – soprattutto giovani – sono morti questa notte a Seul, per le tragiche conseguenze di un’improvvisa calca della folla”.

Da mesi il Santo Padre invita alla pace. E questo ultimo Angelus di ottobre non fa eccezione, con Francesco che prosegue incessantemente a chiedere la fine del conflitto che da 8 mesi insanguina il territorio ucraino. “Non dimentichiamo, per favore, nella nostra preghiera e nel nostro dolore del cuore, la martoriata Ucraina. Preghiamo per la pace: non ci stanchiamo di farlo!”.

Dal dolore e la preghiera, Francesco è poi passato ad un esempio di santità, ricordando la beatificato avvenuta a Medellin, in Colombia, di Maria Berenice Dunque Hencker, fondatrice delle Piccole Suore dell’Annunciazione. “La sua lunga vita, conclusasi nel 1993, l’ha spesa tutta al servizio di Dio e dei fratelli, specialmente i piccoli e gli esclusi. Il suo zelo apostolico, che la spinse a portare il messaggio di Gesù oltre i confini del suo Paese, rafforzi in tutti il desiderio di partecipare, con la preghiera e la carità, alla diffusione del Vangelo nel mondo”.

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