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Papa Francesco all’Udienza generale: essere testimoni per le future generazioni

All’Udienza generale di oggi in Aula Paolo VI, Papa Francesco ha proseguito il nuovo ciclo di catechesi sulla Vecchiaia, incentrando la sua riflessione sul tema ‘La fedeltà alla vista di Dio per la generazione che viene‘. In particolare, il Pontefice si è soffermate sulla figure di Simeone e Anna: due anziani che hanno fatto dell’attesa di Dio la ragione della loro vita. Da questi “anziani pieni di vitalità” – ha affermato – si può imparare che “la fedeltà dell’attesa affina i sensi“, ma che ad illuminarli è lo Spirito Santo. E se “la si indebolisce la sensibilità del corpo”, una vecchiaia esercitata nell’attesa di Dio avrà più sensibilità nell’accoglierlo. “Ricordiamo che un atteggiamento del cristiano è stare attento alle visite del Signore, perché il Signore passa, nella nostra vita, con le ispirazioni, con l’invito a essere migliori. E Sant’Agostino diceva: «Ho paura di Dio quando passa» – «Ma come mai, tu hai paura» – «Sì, ho paura di non accorgermene e lasciarlo passare». È lo Spirito Santo che prepara i sensi per capire quando il Signore ci sta facendo una visita, come ha fatto con Simeone e Anna“.

In questo tempo, ha evidenziato il Santo Padre, abbiamo bisogno “di una vecchiaia dotata di sensi spirituali vivi e capace di riconoscere il Segno di Dio, che è Gesù”. Purtroppo, la società odierna – ha ancora annotato – “coltiva un’illusione di eterna giovinezza”, nella quale non ci si accorge di essere anestetizzati, incapaci di distinguere la presenza di Dio o la presenza del male. “L’insensibilità non ti fa capire la compassione, non ti fa capire la pietà, non ti fa avere vergogna o avere rimorso di avere fatto una cosa brutta… È così. I sensi spirituali anestetizzati confondono tutto e uno non sente, spiritualmente, cose del genere. E la vecchiaia diventa, per così dire, la prima perdita, la prima vittima di questa perdita di sensibilità“.

In una società che esercita principalmente la sensibilità per il godimento – ha quindi aggiunto il Pontefice – “viene meno l’attenzione verso i fragili e prevale la competizione dei vincenti. Certo, la retorica dell’inclusione è la formula di rito di ogni discorso politicamente corretto. Ma ancora non porta una reale correzione nelle pratiche della convivenza normale: stenta a crescere una cultura della tenerezza sociale. Lo spirito della fraternità umana – che mi è sembrato necessario rilanciare con forza – è come un abito dismesso, da ammirare, sì, ma… in un museo“.


Francesco, a questo punto della sua riflessione, ha voluto sottolineare un problema importante: esiste uno scarto fra la tenerezza sociale ed il conformismo che impone ai giovani di raccontarsi in un determinato modo. Ma è proprio dal racconto di Simeone e Anna, che si può trarre l’insegnamento “ad essere semplici testimoni per le future generazioni“. Essi riconoscono nel Bambino Gesù “il segno certo della visita di Dio” e accettano di non essere protagonisti. Invece, “in chi ha la voglia di protagonismo – ha evidenziato il Papa – mai maturerà il cammino verso le pienezza della vecchiaia” e si finirà a vivere con superficialità.

È la grande generazione dei superficiali, che non si permettono di sentire le cose con la sensibilità dello Spirito. Ma perché non si permettono? In parte per pigrizia, e in parte perché già non possono: l’hanno persa. È brutto quando una civiltà perde la sensibilità dello Spirito. Invece, è bellissimo quando troviamo anziani come Simeone e Anna che conservano questa sensibilità dello Spirito e sono capaci di capire le diverse situazioni, come questi due hanno capito questa situazione che era davanti a loro che era la manifestazione del Messia“. Simeone e Anna non si rammaricano del fatto che Dio non prenda la carne dell’uomo dalla loro generazione, ma si rallegrano nel “poter vedere e annunciare che la storia della loro generazione non è perduta e sprecata“.

Al termine della catechesi nel corso dei saluti ai fedeli pronunciati in lingua italiana, il Papa ha voluto salutare e ricordare i Bambini ucraini giunti a Roma, dopo essere fuggiti dalla guerra nel loro paese. “Un saluto particolarmente affettuoso rivolgo ai Bambini ucraini, ospitati dalla ondazione ‘Aiutiamoli a vivere’, dall’Associazione ‘Puer’ e dall’Ambasciata Ucraina presso la Santa Sede. E con questo saluto ai bambini, torniamo anche a pensare a questa mostruosità della guerra e rinnoviamo le preghiere perché si fermi questa crudeltà selvaggia che è la guerra“. In questo ultimo tratto del cammino quaresimale – ha poi aggiunto – sforziamoci di stare sempre vicini a quanti soffrono, a quanti sono soli, ai deboli che patiscono violenza e non hanno chi li difenda”.

Francesco, terminati i saluti ai fedeli nella varie lingue, ha espresso un pensiero sul Viaggio Apostolico a Malta, in programma sabato 2 e domenica 3 aprile. “In quella terra luminosa sarò pellegrino sulle orme dell’Apostolo Paolo, che lì fu accolto con grande umanità dopo aver fatto naufragio in mare mentre era diretto a Roma“. Il motto del 36° Viaggio Apostolico di Papa Francesco è ‘Ci trattarono con rara umanità‘. Un versetto tratto dagli Atti degli Apostoli, con cui San Paolo descrisse il modo in cui venne trattato insieme ai compagni di viaggio durante il naufragio sull’isola nell’anno 60 d.C.

Questo Viaggio Apostolico sarà così l’occasione per andare alle sorgenti dell’annuncio del Vangelo, per conoscere di persona una comunità cristiana dalla storia millenaria e vivace, per incontrare gli abitanti di un Paese che si trova al centro del Mediterraneo e nel sud del continente europeo, oggi ancora più impegnato nell’accoglienza di tanti fratelli e sorelle in cerca di rifugio. Fin da ora saluto di cuore tutti voi maltesi: buona giornata!

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