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La nostalgia di Piazza San Pietro

Dopo settimane segnate da restrizioni e chiusure a causa della pandemia, domenica il Papa è tornato ad affacciarsi dalla finestra dello studio del Palazzo Apostolico per la preghiera del Regina Coeli. Al termine dell’appuntamento Francesco ha ringraziato Dio per il ripristino di questa formula, ha salutato i pellegrini in Piazza San Pietro e ha rivolto loro una confidenza. “Mi manca la piazza quando devo fare l’Angelus in Biblioteca”, ha affermato il pontefice manifestando così la sua gioia.

In precedenza il ricordo del centenario dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, la citazione della cerimonia di beatificazione dei monaci dell’abbazia di Casamari e la preghiera per l’Ucraina Orientale. Una regione dove si registra un incremento delle attività militari segnato anche da diverse violazioni del cessate-il-fuoco che rischiano di acuire la situazione umanitaria. “Per favore – ha detto il Papa – auspico fortemente che si eviti l’aumento delle tensioni e, al contrario, si pongano gesti capaci di promuovere la fiducia reciproca e favorire la riconciliazione e la pace, tanto necessarie e tanto desiderate”.

Durante la catechesi, invece, il Pontefice ha parlato del significato dell’essere cristiani: “non è una dottrina o un ideale morale”, bensì una relazione viva con il Signore Risorto. Menzionando i tre verbi dell’amore – guardare, toccare e mangiare – Francesco ha ribadito che la prospettiva evangelica esige coerenza e concretezza.

“Non esiste un cristianesimo a distanza, non esiste un cristianesimo soltanto sul piano dello sguardo. L’amore – ha sottolineato – chiede il guardare e chiede anche la vicinanza, chiede il contatto, la condivisione della vita”. Il punto centrale è che Gesù non è un fantasma, bensì una persona viva. Il Papa, infatti, ha spiegato che “Gesù quando si avvicina a noi ci riempie di gioia, al punto di non credere, e ci lascia stupefatti, con quello stupore che soltanto la presenza di Dio dà, perché Gesù è una Persona viva”.

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