Papa Francesco alla V Giornata Mondiale dei Poveri: i cristiani siano costruttori di pace

Nella XXXII Domenica del Tempo Ordinario, Papa Francesco ha presieduto la Santa Messa presso la Basilica di San Pietro, in occasione della V Giornata Mondiale dei Poveri, alla quale hanno partecipato 2 mila tra poveri ed indigenti, insieme a numerosi esponenti delle realtà caritative che ogni giorno li assistono.
Nel corso dell’Omelia, il Santo Padre ha chiamato i cristiani ad essere convertitori di bene: “La Giornata Mondiale dei Poveri ci chiede di non voltarci dall’altra parte, di non aver paura a guardare da vicino la sofferenza dei più deboli”. Il Vangelo, sottolinea il Papa, “aiuta a capire l’esistenza di queste persone”, che hanno la vita oscurata dalla solitudine ed i sogni caduti nella rassegnazione. “Tutto ciò a causa della povertà a cui spesso sono costretti, vittime dell’ingiustizia e della disuguaglianza di una società dello scarto, che corre veloce senza vederli e li abbandona senza scrupoli al loro destino”.
Il Papa spiega che “è nel dolore di oggi, che fiorisce la speranza del domani”. Quando Gesù si fa vicino – prosegue – non è solo una “promessa dell’aldilà”, ma un qualcosa che “cresce già dentro la nostra storia ferita e si fa strada tra le oppressioni e le ingiustizie del mondo”. L’indicazione è quindi quella di “nutrire la speranza di domani risanando il dolore di oggi”. Due aspetti collegati – ribadisce Francesco – perché senza risanare i dolori di oggi, difficilmente si avrà la speranza di domani.
“La speranza che nasce dal Vangelo, infatti, non consiste nell’aspettare passivamente che un domani le cose vadano meglio, questo non è possibile, ma nel rendere oggi concreta la promessa di salvezza di Dio. Oggi, ogni giorno. La speranza cristiana non è infatti l’ottimismo beato, anzi direi l’ottimismo adolescente, di chi spera che le cose cambino e nel frattempo continua a farsi la sua vita, ma è costruire ogni giorno, con gesti concreti, il Regno dell’amore, della giustizia e della fraternità che Gesù ha inaugurato”.
Il Pontefice cita l’episodio del Buon Samaritano, sottolineando come la speranza cristiana non sia stata seminata dal levita o dal sacerdote, ma da un estraneo, che si è fermato e ha fatto il gesto. Ai fedeli il Papa chiede di essere “instancabili costruttori di pace”. “Noi non potremo mai fare del bene senza passare per la compassione. Al massimo faremo cose buone, ma che non toccano la via cristiana perché non toccano il cuore. Quello che ci fa toccare il cuore è la compassione: ci avviciniamo, sentiamo la compassione e facciamo gesti di tenerezza. Proprio lo stile di Dio: vicinanza, compassione e tenerezza”.
È “grazie alla compassione che porta alla tenerezza – conclude il Papa – che potrà germogliare la speranza e si potrà alleviare il dolore dei poveri”, superando le chiusure e le rigidità interne, anche alla Chiesa.