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Papa Francesco all’Udienza generale: “La desolazione è lo scuotimento dell’anima”

All’Udienza generale di questa mattina da Piazza San Pietro, Papa Francesco prosegue il ciclo di catechesi sul Discernimento, incentrando l’ottava meditazione sul tema della desolazione: “quando nel cuore è tutto buio, è triste, questo stato della desolazione può essere un’occasione di crescita. Infatti, se non c’è un po’ di insoddisfazione, un po’ di tristezza salutare, una sana capacità di abitare nella solitudine e di stare con noi stessi senza fuggire, rischiamo di rimanere sempre alla superficie delle cose e non prendere mai contatto con il centro della nostra esistenza. La desolazione provoca uno scuotimento dell’anima”.

“La serenità perfetta, ma asettica, ovvero senza sentimenti – prosegue il Santo Padre –, ci rende disumani quando diventa il criterio delle nostre scelte”. Non possiamo non fare caso ai sentimenti, perché senza saremmo indifferenti alla sofferenza. E proprio questa “buona e sana inquietudine” è stata la spinta per molti Santi a cambiare la propria vita. Infatti, “le scelte importanti non vengono dalla lotteria, no. Hanno un prezzo e tu devi pagare il prezzo. È un prezzo che tu devi fare con il tuo cuore, il prezzo della decisione, un prezzo di portare avanti un po’ di sforzo. Non è gratis, ma è un prezzo alla portata di tutti. Noi tutti dobbiamo pagare questa decisione per uscire dallo stato di indifferenza che ci butta giù sempre”.

Francesco sottolinea poi come la desolazione sia anche un invito alla gratuità, a non agire solo in vista di una gratificazione emotiva. E “le nostre preghiere – ammonisce – spesso sono richieste di favori rivolte al Signore, senza un vero interesse nei suoi confronti”. Il Vangelo, infatti, nota che “Gesù era spesso circondato da tante gente che lo cercava per ottenere qualcosa, guarigioni, aiuti materiali, ma non semplicemente per stare con Lui. Era pressato dalle folle, eppure era solo. Potrebbe sembrare strano, irreale, chiedere al Signore: Come stai?. E invece è una maniera molto bella di entrare in una relazione vera, sincera, con al sua umanità, con la sua sofferenza, anche con la sua singolare solitudine”.

Al termine delle traduzioni nelle varie lingue della catechesi, il Papa esprime le proprie preghiere per Istanbul e la martoriata Ucraina. Una lunga scia di sangue che unisce l’attacco terroristico avvenuto domenica nella capitale turca, a Kiev e alle altre città ucraina, sopra le quali è caduta una pioggia di oltre 100 missili. “Ho appreso con dolore e con preoccupazione la notizia di un nuovo e più forte attacco missilistico sull’Ucraina che ha causato morti e danni a molte infrastrutture civili. Preghiamo affinché il Signore converta i cuori di chi ancora punta sulla guerra e faccia prevalere per la martoriata Ucraina il desiderio di pace, per evitare ogni escalation e aprire la strada al cessate-il-fuoco e al dialogo”.

Come sempre, da nove mesi a questa parte, il Pontefice ad ogni intervento pubblico chiede di pregare per il paese dell’Est Europa. E questa volta, aggiunge un’invocazione al Signore: “Il Signore dia agli ucraini consolazione, fortezza in questa prova e dia speranza di pace. Possiamo pregare per l’Ucraina dicendo: «Affrettati Signore»”.

Non manca, però, nei pensieri di Francesco, la denuncia per l’attentato che si è consumato due giorni fa nella citta di Istanbul, durante il quale sono rimaste uccise 8 persone e 80 sono invece ferite. Il Papa ha ribadito la sua vicinanza espressa già lunedì nel telegramma di cordoglio inviato al Nunzio Apostolico in Turchia, nel quale ha esortato il popolo turco a non farsi scoraggiare dalla violenza nel costruire una società di fraternità, di giustizia e di pace.

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