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Papa Francesco all’Udienza generale: il lavoro dà dignità

All’Udienza generale di questa mattina,  il Papa ha proseguito il ciclo di catechesi sulla figura di San Giuseppe, in particolare sul suo lavoro di falegname. Un’occasione per riflettere sul dramma di chi non ha un’occupazione che “gli permetta di vivere serenamente”. Francesco sottolinea come fosse un mestiere duro, non considerato nobile dalla gente di Nazareth e che “non assicurava grandi guadagni”, come si può dedurre “dal fatto che Maria e Giuseppe, quando presentarono Gesù nel Tempio, offrirono solo una coppia di tortore o di colombi come prescriveva la Legge dei Poveri”. Quando da adulto, Gesù “cominciò a predicare, i suoi compaesani si chiedevano: «Da dove vengono questa sapienza e i prodigi?» (Mt 13,54), ed erano scandalizzati da lui (cfr. v. 57), perché era uil figlio del falegname, ma parlava come un dottore della legge, e si scandalizzavano di questo”.

Parlare della vita di Giuseppe e di Gesù, porta il Papa a pensare “a tutti i lavoratori del mondo”, in particolare a quanti fanno lavori usuranti nelle fabbriche e nelle miniere, “a coloro che sono sfruttati con il lavoro in nero, alle vittime sul lavoro ed ai bambini che sono costretti a lavorare”. Ma pensa anche “a quanti si sentono giustamente feriti nella loro dignità” perché sono senza lavoro. “Quello che ti dà dignità non è portare il pane a casa- Tu puoi prenderlo alla Caritas: no, questo non  ti dà dignità. Quello che dà dignità è guadagnare il pane, e se noi non diamo alla nostra gente la capacità di guadagnare il pane, questa è un’ingiustizia sociale”.

A questo punto, il Santo Padre abbandona il discorso preparato per lanciare un appello ai governanti, perché diano “a tutti la possibilità di guadagnare il pane”. Il lavoro “è un’unzione di dignità. E questo è importante. Molti giovani, molti padri e molte madri vivono il dramma di non avere un lavoro che permetta loro di vivere serenamente. E tante volte la ricerca di esso diventa così drammatica da portarli fino al punto di perdere ogni speranza e desiderio di vita”.

Il Pontefice conclude la sua riflessione sottolineando come non si tenga abbastanza conto “del fatto che il lavoro è una componente essenziale della vita umana”, perché è “un modo per esprimere la nostra personalità, che è per sua natura relazionale”. Ed è bello, aggiunge, “pensare che Gesù stesso abbia lavorato e che abbia appreso quest’arte proprio da San Giuseppe”.

“Dobbiamo oggi domandarci che cosa possiamo fare per recuperare il valore del lavoro; e quale contributo, come Chiesa, possiamo dare affinché esso sia riscattato dalla logica del mero profitto e possa essere vissuto come diritto e dovere fondamentale della persona, che esprime e incrementa la sua dignità”.

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