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Papa Francesco all’Udienza generale: protestare contro Dio è un modo di pregare

All’Udienza generale di questa mattina da Piazza San Pietro, Papa Francesco ha proseguito il ciclo di catechesi sulla vecchiaia, incentrando la sua riflessione sul tema Giobbe. La prova della fede, la benedizione dell’attesa. “In questo passaggio conclusivo del libro, Giobbe che perde tutto nella vita, perde le ricchezze, perde la famiglia, perde il figlio e perde anche la salute e rimane lì, piagato, in dialogo con tre amici, poi un quarto, che vengono a salutarlo: questa è la storia”. “Il dialogo di Giobbe con i suoi amici – chiarisce Francesco – è una strada per arrivare al momento in cui Dio prende la parola” e rimprovera gli amici, che presumevano di sapere tutto, di Dio e del dolore, e, venuti per consolarlo, avevano finito per giudicarlo. Per il Papa, sono parole sorprendenti, “perché – ha sottolineato – abbiamo letto le pagine infuocate della protesta di Giobbe” di fronte al male.

“Il punto di svolta della conversione della fede avviene proprio al culmine dello sfogo di Giobbe, là dove dice: «Io lo so che il mio Vendicatore è vivo e che, ultimo, si ergerà sulla polvere! Dopo che questa mia pelle sarà distrutta, senza la mia carne, vedrò Dio. Io lo vedrò, io stesso, e i miei occhi lo contempleranno, non da straniero» (19,25-27). Questo passaggio è bellissimo”. Il Santo Padre ha dunque evidenziato come la parabola di Giobbe rappresenti “in modo drammatico ed esemplare quello che nella vita accade realmente. Cioè che su una persona, su una famiglia o su un popolo si abbattono prove troppo pesanti, prove sproporzionate rispetto alla piccolezza e fragilità umana. Nella vita spesso, come si dice, ‘piove sul bagnato’. E alcune persone sono travolte da una somma di mali che appare veramente eccessiva e ingiusta”.

Francesco fa riferimento alle situazioni di difficoltà del nostro tempo, “come i genitori di bambini affetti da gravi disabilità”. Ma “in certe congiunture della storia, questi cumuli di pesi sembrano darsi un appuntamento collettivo”, ha aggiunto facendo riferimento ai due anni di pandemia ed alla guerra in Ucraina. “Possiamo giustificare questi ‘eccessi’ come una superiore razionalità della natura e della  storia? Possiamo benedirli religiosamente come giustificata risposta alle colpe delle vittime, che se li  sono meritati? No, non possiamo. Esiste una sorta di diritto della vittima alla protesta, nei confronti  del mistero del male, diritto che Dio concede a chiunque, anzi, che è Lui stesso, in fondo, a ispirare”.  

“Alle volte io trovo gente che mi si avvicina e mi dice: ‘Ma, Padre, io ho protestato contro Dio  perché ho questo problema, quell’altro …’. Ma, sai, caro, che la protesta è un modo di preghiera,  quando si fa così. Quando i bambini, i ragazzi protestano contro i genitori, è un modo per attirare  l’attenzione e chiedere che si prendano cura di loro. Se tu hai nel cuore qualche piaga, qualche dolore  e ti viene voglia di protestare, protesta anche contro Dio, Dio ti ascolta, Dio è Padre, Dio non si  spaventa della nostra preghiera di protesta, no! Dio capisce”.

L’Udienza si era aperta, come di consueto, con l’ingresso di Papa Francesco in Piazza a bordo della Papa mobile. Un lungo giro tra i numerosi fedeli presenti, con anche diverse tappe per baciare e benedire alcuni neonati. Il Pontefice ha poi chiesto all’autista di fermarsi per far salire alcuni bambini che hanno terminato il giro tra i pellegrini insieme a lui.

Al termine della catechesi, il Santo Padre ha voluto salutare e ringraziare per il lavoro svolto l’Associazione ‘Famiglia per l’accoglienza’, che “si dedica all’adozione, prendendosi cura dei bambini e anziani in difficoltà: perseverate nella fede e nella cultura dell’accoglienza, offrendo così una bella testimonianza cristiana e un importante servizio sociale”. Poi, nel corso dei saluti ai fedeli di lingua polacca, Francesco ha ricordato la figura di Sant’Andrea Bobola, martire gesuita e patrono del paese, la cui memoria liturgica è stata celebrata lunedì 16 maggio: “il suo impegno per l’unità della Chiesa, la sua forza d’animo e la sua fermezza nella difesa delle fede in cristo, vi diano il coraggio di professare i valori evangelici, soprattutto di fronte alle tentazioni della mondanità”.

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