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Papa Francesco all’Udienza generale: San Giuseppe è il custode della Chiesa

All’Udienza generale di oggi in Aula Paolo VI, il Papa ha concluso il ciclo di catechesi sulla figura di San Giuseppe, incentrando la sua riflessione sul tema San Giuseppe patrone della Chiesa universale. È il Vangelo stesso – ha spiegato il Santo Padre – “a fornirci la chiave di lettura più corretta” del titolo di Patrono della Chiesa attribuito allo Sposo di Maria. “Alla fine di ogni vicenda che vede Giuseppe come protagonista, il Vangelo annota che egli prende con sé il bambino e sua Madre e fa ciò che Dio gli ha ordinato(cfr. Mt 1,24; 2,14-21). Risalta così il fatto che Giuseppe ha il compito di proteggere Gesù e Maria. Egli è il loro principale custode: «in effetti, Gesù e Maria sua Madre sono il tesoro più prezioso della nostra fede (Lett. Ap. Patris corde, 5), e questo tesoro è custodito da San Giuseppe».

Francesco ha dunque invitato a domandarsi se anche noi proteggiamo con tutte le nostre forze Gesù e Maria, che “misteriosamente sono affidati alla nostra responsabilità, alla nostra cura e alla nostra custodia” (Lett. Ap. Patris corde, 5). A questo punto, il Pontefice ha segnalato una traccia molto bella della vocazione cristiana: il custodire. “Custodire la vita, custodire lo sviluppo umano, custodire la mente umana, custodire il cuore umano, custodire il lavoro umano… Il cristiano è cine San Giuseppe: deve custodire. Essere cristiano è non solo ricevere la fede, confessare la fede, ma custodire la vita, la vita propria, la vita degli altri, la vita della Chiesa”. 

Il Papa ha proseguito il suo discorso, evidenziando come San Giuseppe continuando a proteggere la Chiesa – che “è il prolungamento del Corpo di Cristo nella storia” – continui a proteggere anche il bambino e sua Madre. E ha ricordato come Gesù si identifichi con i suoi fratelli più piccoli, fino al punto di considerare fatto a sé  ciò che viene fatto al bisognoso.  “Pertanto ogni persone che ha fame e sete, ogni straniero, ogni migranti, ogni persona senza vestiti, ogni malato, ogni carcerato è il Bambino che Giuseppe custodisce. E noi siamo invitati a custodire questa gente, questi fratelli e sorelle nostri, come ha fatto Giuseppe”.

Francesco ha poi abbandonato il discorso preparato per proseguire a braccio: “Oggi è comune, è di tutti i giorni, criticare la Chiesa, sottolinearne le incoerenze – ce ne sono tante! – sottolineare i peccati, che in realtà sono le nostre incoerenze, perché da sempre la Chiesa è un popolo di peccatori che incontrano la misericordia di Dio. Domandiamoci se, in fondo al cuore, noi amiamo la Chiesa così come è. Popolo di Dio in cammino, con tanti limiti, ma con tanta voglia di servire e amare Dio”.

Il Santo Padre ha poi continuato ad insistere su questo punto, sottolineando la necessità di amare la Chiesa e camminare insieme alla Chiesa. “Ma la Chiesa non è quel gruppetto che è vicino al prete e comanda tutti, no. La Chiesa siamo tutti, tutti. In cammino. Custodirci a vicenda. È una bella domanda questa: io, quando ho un problema con qualcuno, cerco di custodirlo o lo condanno subito, sparlo di lui, lo distruggo? Dobbiamo custodire, sempre custodire”. 

Al termine dell’Udienza, nei saluti ai fedeli di lingua italiana, Francesco ha salutato i religiosi dell’Ordine dei Chierici Regolari Minori presenti, ricordando il loro giovane confratello, padre Richard Masivi, ucciso lo scorso 2 febbraio nella Repubblica Democratica del Congo, dopo aver celebrato la Santa Messa in occasione della Giornata Mondiale della Vita Consacrata. “La morte di padre Richard, vittima di una violenza ingiustificabile e deprecabile – ha affermato il Papa – non scoraggi i suoi familiari, la sua famiglia religiosa e l’intera comunità cristiana di quella nazione ad essere annunciatori e testimoni di bontà e fraternità, nonostante le difficoltà, imitando l’esempio di Gesù, Buon pastore”.

Il religioso congolese di 35 anni è stato colpito da alcuni colpi di arma da fuoco, sparati da uomini armati non identificati a Busesa, nella regione del Nord Kivu. Padre Richard si trovava nella sua automobile e stava tornando nella parrocchia di San Michele Arcangelo a Kaseghe, dopo aver celebrato l’Eucarestia a Kanyabayonga. Il 5 febbraio, nel corso dei funerali, il superiore della delegazione africana dell’Ordine dei Chierici Minori Regolari, padre Jean Claude Musubao, ha sottolineato come la scomparsa del sacerdote abbia lasciato un senso di smarrimento. “Sentiamo il grande vuoto – ha affermato – del tuo entusiasmo pastorale, della tua gioia, del tuo sorriso e della disponibilità”. La Conferenza che raggruppa le congregazioni religiose presenti nel Paese, ha chiesto alle autorità civili “di far luce su questo assassinio, e di garantire l’incolumità dei cittadini esposti a molteplici attacchi in tutti lo Stato africano”

 

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