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UDIENZA GENERALE DI PAPA FRANCESCO

«Per la prima volta un successore di Pietro visitava il Myanmar» ha ricordato oggi Papa Francesco. «Ho voluto esprimere la vicinanza di Cristo e della Chiesa – ha proseguito – a un popolo che ha sofferto a causa di conflitti e repressione». Osservando che in quel Paese la religione buddista è fortemente radicata e i cristiani sono presenti come piccolo gregge, ha rievocato le due celebrazioni eucaristiche a Yangon, quella all’inizio della visita e l’altra conclusiva con i giovani. «Nei volti di quei giovani pieni di gioia ho visto il futuro dell’Asia – ha detto il Papa – che sarà non di chi costruisce armi ma di chi semina fraternità». Sempre in Myanmar, papa Francesco ha ricordato di avere benedetto le prime pietre di 16 chiese. «Ho potuto incontrare le autorità del Myanmar – ha aggiunto – incoraggiando gli sforzi di pacificazione del Paese». Ha ricordato anche l’incontro con i rappresentanti delle diverse tradizioni religiose presenti nel Paese.

La seconda parte del viaggio era dedicata al Bangladesh, dove «per prima cosa – ha ricordato il Papa – ho reso omaggio ai martiri della lotta per l’indipendenza e al padre della nazione». «Ho voluto esprimere – ha aggiunto – solidarietà al Bangladesh nel suo impegno di soccorrere i profughi Rohingya affluiti in massa nel suo territorio dove la densità della popolazione è già tra le più alte del mondo». L’ordinazione di 16 sacerdoti è stata poi «uno dei momenti più gioiosi del viaggio». «Ho condiviso questa gioia con i vescovi del Bangladesh – ha ricordato Francesco – e li ho incoraggiati nel loro generoso lavoro» anche per costruire la pace sociale. «A Dacca – ha aggiunto – abbiamo vissuto un momento forte di dialogo interreligioso ed ecumenico». Infine il Papa ha citato la visita alla Casa Madre Teresa di Dacca «dove la santa alloggiava quando si trovava in quella città e che accoglie orfani e persone con disabilità». Là le suore «pregano tanto, servono i sofferenti e continuamente col sorriso: è una bella testimonianza». L’ultimo evento «è stato con i giovani bengalesi, ricco di testimonianze, canti e danze. Ma come danzano bene queste bengalesi!» ha esclamato.

Nel saluto ai pellegrini in lingua araba, papa Francesco ha aggiunto: «Sono stato molto toccato dall’incontro con i rifugiati Rohingya e ho chiesto loro di perdonarci per le nostre mancanze e per il nostro silenzio, chiedendo alla comunità internazionale di aiutarli e di soccorrere tutti i gruppi oppressi e perseguitati presenti nel mondo». Al termine dell’udienza il Papa è intervenuto con chiarissime parole nella polemica sull’annunciato trasferimento dell’ambasciata statunitense in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme, che suona al mondo come una legittimazione delle rivendicazioni di esclusività su Gerusalemme da parte di Israele, a danno delle richieste ( palestinesi e del progetto di Gerusalemme capitale di due Stati. Ecco il testo integrale dell’appello del Papa.

(@avvenire)

 

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