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Papa Francesco all’Udienza generale: “Dissipare l’odio per costruire la fraternità”

All’Udienza generale di questa mattina, Papa Francesco ha proseguito il ciclo di catechesi La passione per l’evangelizzazione: lo zelo apostolico del credente, incentrando la sua terza meditazione sul tema Gesù maestro dell’annuncio. Il Pontefice ha identificato cinque tratti essenziali che contraddistinguono il modo di comunicare di Gesù, che anche noi “dovremmo ricalcare”.

Il primo degli elementi individuati dal Santo Padre è la gioia. “Non si può parlare di Gesù senza gioia, perché la fede è una stupenda storia d’amore da condividere. Testimoniare Gesù, fare qualcosa per gli altri nel suo nome, è dire tra le righe della vita di aver ricevuto un dono così bello che nessuna parola basta a esprimerlo”.

Il secondo aspetto è la liberazione. “Gesù – ha sottolineato Francesco – dice di essere stato mandato per liberare i prigionieri, non per opprimere o per imporre pesi e sensi di colpa. Certo, seguire Gesù comporta un’ascesi, dei sacrifici; d’altronde, se ogni cosa bella ne richiede, quanto più la realtà decisiva della vita! Però chi testimonia Cristo mostra la bellezza della meta, più che la fatica del cammino”.

La luce, invece, il terzo elemento: una luce fisica donata da Gesù attraverso la guarigione dei ciechi, ma anche “la luce che fa vedere la vita in un modo nuovo”. E quale luce ci dona Gesù? “Ci porta la luce della figliolanza: Lui è il Figlio amato del Padre, vivente per sempre; con Lui anche noi siamo figli di Dio amati per sempre, nonostante i nostri sbagli e difetti”.

Il quarto aspetto dell’annuncio è la guarigione. Gesù è venuto “a rimettere in libertà gli oppressi”, ha spiegato il Papa, che ha poi specificato come sia il peccato a pesare maggiormente. “Io posso peccare perché sono debole. Ognuno di noi può farlo, ma questa non è l’ultima parola. L’ultima parola è la mano tesa di Gesù che ti rialza dal peccato. E padre, questo quando lo fa? Una volta? No. Due? No. Tre? No. Sempre. Ogni volta che tu stai male, il Signore sempre ha la mano tesa. Soltanto bisogna aggrapparsi”.

L’annuncio della grazia portata dal Signore “che fa vita nuova” e che ci stupisce, è l’ultimo tratto che Gesù ci ha insegnato. Francesco ha dunque sottolineato come l’annuncio del Vangelo debba sempre portare a questo stupore. “‘Non posso credere! Sono stato perdonato, sono stata perdonata!’ Ma così grande è il nostro Dio. Perché non siamo noi a fare grandi cose, ma è la grazia del Signore che, anche attraverso di noi, compie cose imprevedibili. E queste sono le sorprese di Dio. Dio è un maestro delle sorprese”.

Il Pontefice ha quindi terminato la sua riflessione osservando che il lieto annuncio di Gesù è rivolto ai poveri, perché sono i prediletti di Dio. “Se qualcuno mi dice: ‘Padre, ma qual è la via più breve per incontrare Gesù?’ Fatti bisognoso. Fatti bisognoso di grazia, bisognoso di perdono, bisognoso di gioia. E Lui si avvicinerà a te”.

Successivamente, terminata la catechesi e nel corso dei saluti ai fedeli di lingua italiana, il Papa ha ricordato la Giornata internazionale di commemorazione delle vittime della Shoah, che si celebra il 27 gennaio. “Il ricordo di quello sterminio di milioni di persone ebree e di altre fedi non può essere né dimenticato né negato. Non può esserci un impegno costante nel costruire insieme la fraternità senza aver prima dissipato le radici di odio e di violenza che hanno alimentato l’orrore dell’Olocausto.

A seguire, Francesco ha voluto ancora una volta esprimere la propria preghiera ed il proprio pensiero per la martoriata e afflitta Ucraina. Lo ha fatto, dopo che in mattinata, aveva incontrato il Consiglio Panucraino delle Chiese e delle organizzazioni religiose, che si è ritrovato a Roma dal 24 al 26 gennaio. “Questa mattina ho avuto un incontro con i capi delle diverse Confessioni di fede che sono in Ucraina, tutti uniti, e mi hanno raccontato il dolore di quel popolo. Non dimentichiamo mai, ogni giorno, di pregare per la pace definitiva in Ucraina”.

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