Un mese con San Francesco

Un mese con San Francesco – Ep. 30

Visione e missione

Padre Enzo, nell’odierna puntata, mette a paragone l’organizzazione dell’ordine francescano, cosi come voluto da Francesco con l’asseto di grandi aziende della nostra epoca. I frati sono soggetti a rigide regole, hanno un “look” inconfondibile. Questa loro identità precisa, questa “riconoscibilità” è stata un ingrediente per il loro immediato successo. Cosi come avviene nelle moderne “startup”, i francescani del Medioevo hanno messo in atto strategie, anche comunicative, che hanno loro consentito di essere presenti in tutta Europa, crescendo esponenzialmente nel numero. Vent’anni dopo l’invio di un gruppo di frati in Francia, disposto dal santo nel 1219, si contavano 72 conventi. Si trattava di una rete ragguagliabile a quella di una vera “multinazionale” dei giorni d’oggi. Ma l’intuizione vincente di Francesco d’Assisi, che ha sancito il successo dell’Ordine, ricorda padre Enzo, è la consapevolezza che la vita è dono. I francescani, a differenza delle aziende nate a scopo di lucro e mosse dal mero guadagno, vivevano nella condivisione e nel dono totale della propria esistenza e predicavano questi ideali. È questa la rivoluzione apportata da questi religiosi. Questo stile “fraterno” e solidale, di mutuo soccorso, si concretizza ad esempio, alla fine del 1400 nei cosiddetti “monti frumentari”. Grazie a questo istituto promosso dai francescani, i contadini e i nullatenenti potevano ottenere, quando ne erano sprovvisti, grano e orzo. Questi poveri, infatti, erano costretti a mangiare anche quanto doveva essere, invece, riservato alla semina per produrre nuove scorte. O si rivolgevano a usurai per continuare a sostentarsi. A questa tipica solidarietà predicata dal poverello, a questa giustizia sociale di matrice francescana, si ispira l’insegnamento di papa Francesco. Di recente, il pontefice, rivolgendosi ai giovani partecipanti al convegno “The Economy of Francesco” li ha esortati ad una economia “più giusta, sostenibile e solidale, cioè più comune”. Il papa ha esortato, appunto, a prediligere “processi più circolari” e a non sprecare le risorse comuni. Vanno prediletti tutti i “modi più equi per vendere e distribuire i beni”, e non va dimenticata la “responsabilità” di tutti nel consumo di ciò che la terra mette a nostra disposizione.

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