Papa Francesco, aspettare in silenzio la salvezza
Nelle difficolta “è importante imparare l’arte di attendere il Signore, aspettarlo docilmente e fiduciosamente”, raccomanda Papa Francesco nell’omelia pronunciata quest’oggi durante la Santa Messa in suffragio dei 15 cardinali e dei 191 arcivescovi e vescovi defunti nel corso dell’anno; molti dei quali sono venuti a mancare “a causa del Covid-19, che ne ha aggravato le sofferenze”.
La riflessione del Pontefice si incentra sulla fiducia dei fedeli in Dio. Per maturare è necessaria “una trasformazione interiore”, che passa per la sofferenza e “porta a saper attendere in silenzio“. “È così che ci si prepara all’ultima e più grande prova della vita, la morte. Ma prima – prosegue – ci sono le prove del momento, c’è la croce che abbiamo adesso, e per la quale chiediamo al Signore la grazia di saper aspettare la sua salvezza“.
Ognuno ha bisogno di maturare in questo, avverte il Papa, “perché davanti alle prove della vita è difficile rimanere sereni e pazienti“, ed il rischio è quello di cadere nella rassegnazione e nel pessimismo. “A questo punto, però, il Signore imprime una svolta, proprio nel momento in cui, pur continuando a dialogare con Lui, sembra di toccare il fondo. Nell’abisso, nell’angoscia del nonsenso, Dio si avvicina per salvare“. Ed è in quel momento, quando l’amarezza raggiunge il culmine, che “all’improvviso rifiorisce la speranza”.
Il Santo Padre sottolinea poi come la prova del dolore, se vissuta nella Fede, possa far toccare con mano che “il Signore salva davvero ed ha il potere di trasformare tutto, persino la morte”. E allora, “davanti al mistero della morte redente”, c’è da chiedere a Dio “la grazia di guardare con occhi diversi le avversità”.
Così, conclude il Papa, chiediamo a Dio la forza di saper abitare le avversità “nel silenzio mite e fiducioso che attende la salvezza del Signore: senza lamentarci, senza brontolare, senza lasciarci rattristare”. Perché “ciò che sembra un castigo, si rivelerà una grazia, una nuova dimostrazione dell’amore di Dio per noi”.
