Casa Nostra

2.La “camera del figlio”, l’educazione nel nucleo familiare

Nella puntata precedente di questa serie, che offre spunti di riflessione sulla famiglia, don Francesco Pesce ha parlato dell’amore di coppia, come “muro portante” della vita domestica. La casa, ricorda ancora, è il luogo principale in cui si è consumato il vissuto di questi mesi segnati dalla pandemia.

Oggi, nell’episodio intitolato “La camera del figlio”, viene preso in esame il rapporto, spesso conflittuale, tra genitori e figli. Soprattutto con gli adolescenti la relazione educativa è colorata da un atteggiamento di “sfida” reciproco. Ci si chiede, pertanto, come debba essere affrontato il processo di crescita dei ragazzi nel rispetto delle loro scelte non sempre condivise.

Partendo dalla sua esperienza e, dunque, da episodi concreti don Francesco affronta il tema dell’educazione all’interno del nucleo familiare.

Rifacendosi all’insegnamento di Papa Francesco, in Amoris Laetitia, lancia una provocazione: quanti si interrogano puntualmente sul “dove” i figli siano situati nel loro “cammino” esistenziale. Quanta attenzione viene posta sulla maturazione interiore del figlio e quindi sul “dove sta posizionato dal punto di vista delle sue convinzioni, dei suoi obiettivi, dei suoi desideri, del suo progetto di vita”. (AL 261). Distratti dalla facile ossessione del “controllo”, occorre invece rifuggire dalla tentazione di poter “dominare” ogni situazione, invadendo uno “spazio” che non è proprio, minacciando quell’alterità che invece va preservata nella sua autonomia.

Don Francesco suggerisce una soluzione pratica per mantenere vivi e solidali i rapporti tra coloro che abitano tra le mura domestiche e rendere efficace l’azione educativa. Il “consiglio di famiglia”, cioè un assemblea durante la quale discutere i problemi e trovare soluzioni condivise e accettate da tutti i membri del nucleo familiare. Questo strumento permetterebbe ad ogni figlio di imparare ad esprimere i propri bisogni, favorirebbe il dialogo, uno spirito democratico utile anche nella società civile.

Con queste modalità suggerite verrebbe salvaguardato anche quel principio di “gradualità” richiamato anche nel capitolo 8 di Amoris Laetitia e già caldeggiato da Giovanni Paolo II nella Familiaris consortio: “l’essere umano «conosce, ama e realizza il bene morale secondo tappe di crescita»”. Le scelte personali e comunitarie possono essere, cosi, verificate e corrette in momenti successivi. Anche nelle situazioni di “fragilità e di imperfezione” deve essere intrapresa nella piccola Chiesa domestica, come nelle parrocchie e nelle diocesi, come nella Chiesa universale, la strada dell’integrazione. Ogni situazione poiché unica e singolare nella sua complessità richiede di essere affrontata con attenzione alla condizione delle persone, senza pregiudizi, senza soluzioni preconfezionate e che hanno la pretesa di essere generalmente valide.

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