Un mese con San Francesco – Ep. 24
La perfetta letizia
Quella sulla “perfetta letizia” è una delle più belle lezioni di Francesco. L’insegnamento è veramente paradossale, arduo da concretizzare. Il testo contenuto nelle fonti, attribuito direttamente all’Assisiate, fa trasparire tutto il dolore interiore da lui sperimentato in quella fase della sua vita. Un’altra versione del racconto è quella dell’autore anonimo de “I Fioretti” che ambienta la scena in Umbria durante un rigido inverno. Ed è la condizione disagiata di due viandanti, costretti ad ogni peripezia, minacciati dal gelo, e gravati da ogni sorta di fatica a dare ispirazione a Francesco per un sermone rivolto a frate Leone. Per il poverello, può essere lieto solo chi è povero d’orgoglio, chi non è continuamente in cerca di fama e successo o della considerazione altrui. Solo Dio può giudicare ed è Lui la fonte di ogni gioia profonda. La “pazienza” dinanzi ad ogni altrui ostilità, la capacità di non “conturbarsi” dinanzi alle ostilità, “qui è la vera letizia e qui è la vera virtù e la salvezza dell’anima”. (FF, 278) Francesco ha compreso perfettamente la gerarchia dei valori che devono orientare la nostra vita, afferma padre Enzo. Ed ognuno, solo se irrobustito interiormente, può affrontare le difficoltà che costellano l’esistenza senza abbattersi. Solo in una logica di fede possono essere comprese le affermazioni del Serafico sulla gioia e del dolore e solo in un’ottica di imitazione del Cristo. Si tratta, in altre parole, di mettere il Signore al centro della vita per divenire come Lui, condividendo la medesima sofferenza e la medesima gioia. Tutta la vita di Francesco è sintetizzabile nella convinzione che “nella croce della tribolazione e della afflizione ci possiamo gloriare”. Persuaso di questo è riuscito a rinunciare completamente a se stesso, abbracciando Madonna Povertà. D’altronde anche l’Apostolo Paolo scrive “Io non mi voglio gloriare, se non nella croce del nostro signore Gesù Cristo”.